Astrid Meloni: «Il cinema a volte può essere come una famiglia»

Un'intervista che ripercorre gli inizi della sua carriera, i ruoli interpretati fino alla serie Netflix "Il Gattopardo"

Attrice di talento e con anni di carriera alle spalle, Astrid Meloni scopre il mondo della recitazione durante gli anni di studio universitari presso la Facoltà di Psicologia a Roma. A legarla all’arte e al cinema un amore profondo coltivato fin da piccola grazie alla madre Luisa, un esempio per lei di forza e resilienza. «Se riesco a osservare a fondo è grazie all’analisi dei comportamenti che mi ha insegnato l’università, se ho sviluppato un’empatia profonda è perché l’ho cercata anche grazie ai miei studi».

La sua carriera la vede impegnata ad interpretare diversi ruoli di donne forti e determinate, citiamo per esempio Storia di Nilde (regia di Emanuele Imbucci), Il Sogno dei Pastori (regia di Tomaso Mannoni), lo spettacolo teatrale Perfetti Sconosciuti (regia di Paolo Genovese) e Nudes 2 (regia di Laura Luchetti e Marco Danieli), quest’ultima una serie televisiva impegnata ad affrontare il tema del revenge porn.

In uscita su Netflix a partire dal 5 marzo 2025, la nuova serie Il Gattopardo vede tra i protagonisti l’austera moglie del principe Fabrizio Maria Stella di Salina, interpretata da Astrid Meloni. «In verità il film di Visconti mi intimoriva molto, anche solo il pensiero di interpretare lo stesso ruolo che fu di Rina Morelli» ha raccontato Astrid durante la nostra intervista.

Astrid Meloni
Astrid Meloni. Total Look: Fabiana Filippi

«Se ho sviluppato un’empatia profonda è perché l’ho cercata anche grazie ai miei studi, se riesco a immedesimarmi è in quegli anni che ho iniziato a farlo»

Come sei approdata nel mondo del cinema e del teatro?

Ricordo che già quando frequentavo qui a Roma la Facoltà di Psicologia, dove mi sono laureata nel 2003, seguivo contemporaneamente le lezioni di Storia del Teatro alla Facoltà di Lettere con indirizzo Spettacolo (DAS). Le adoravo. Poi, sempre mentre frequentavo l’Università, ebbi una storia d’amore con un ragazzo che faceva l’attore e il regista, un giorno mi chiese se volessi partecipare a un suo spettacolo, un’apparizione più che una parte, rifiutai per timidezza, ma da quel giorno una piccola gemma si fece spazio dentro di me. E poi, quando finalmente una volta laureata mi iscrissi al DAMS, durante un corso pratico, un insegnante di teatro che si chiamava Kassim Bayatly mi guardò e disse: «Tu sei un’attrice», io pensando fosse una domanda risposi fieramente «NO!» e lui replicò «Si, si, tu sei un’attrice» – la sua era un’affermazione, lo capii dopo.

Da lì in poi una serie di fortunate coincidenze e scelte più o meno consapevoli mi hanno portata a fare la selezione al Centro Sperimentale di Cinematografia. A quel punto la strada si è fatta chiara. Forse dovrei cercarlo, il maestro Bayatli, è stato oracolare per la mia vita, vorrei dirglielo.

Pensando al tuo percorso, esiste un fil rouge che lega la tua formazione universitaria con quella della recitazione?

Penso che la Psicologia e la Recitazione si compongano delle stesse molecole. Se riesco a osservare a fondo è grazie all’analisi dei comportamenti che mi ha insegnato l’università, se ho sviluppato un’empatia profonda è perché l’ho cercata anche grazie ai miei studi, se riesco a immedesimarmi è in quegli anni che ho iniziato a farlo. Insomma sì, credo esista e che sia più una catena dorata che un fil rouge.

Astrid Meloni
Astrid Meloni. Total Look: Fabiana Filippi

«Da lei ho imparato cosa significhino forza, resilienza, speranza e coraggio»

Hai recitato in Storia di Nilde, regia di Emanuele Imbucci, un film che ripercorre la vita di Nilde Iotti. Quali sono state le donne “della tua vita” che hanno saputo essere per te un esempio?

Prima di tutto, sempre e per sempre mia madre. Da lei ho imparato cosa significhino forza, resilienza, speranza e coraggio, da lei ho preso esempio, con lei ho imparato ad amare l’arte, la letteratura e soprattutto il Cinema, di cui è sempre stata un’appassionatissima estimatrice. A lei devo molto, soprattutto al sostegno che ha mostrato verso ogni mia scelta e cambiamento di rotta. Mia madre Luisa. La prima. 

E poi alle donne incredibili che hanno costellato la mia vita. Rosa, la mia madre putativa orgolese, che dio solo sa quanto mi ha amata. Anna Chiara, con cui sono cresciuta e con cui ho imparato a guardare il mondo e con la quale tutt’ora lo guardo. Eljana Popova, che mi ha insegnato quasi tutto quello che so sulla recitazione e anche molto altro. Elena, che mi fa da specchio e mi dice sempre la verità. Forse avrei dovuto citare grandi eroine storiche, poetesse e guerriere, ma sono loro, che mi stanno accanto ogni giorno, le vere Maestre della mia vita. Sono fortunata, ho intorno donne straordinarie.

Nei 2021 sei stata scelta per il film Il Sogno dei Pastori, regia di Tomaso Mannoni, una storia ambientata nella campagna sarda dove emergono i temi del duro lavoro e della possibilità di un guadagno facile attraverso il web. Negli anni, quale rapporto sei riuscita a sviluppato con la natura, e quale invece con la tecnologia/social?

Sono nata in Sardegna, cresciuta in campagna, circondata da prati, alberi, cielo, cani, gatti e galline. Ho sempre avuto un rapporto con la natura che definirei di fusione. Un rapporto all’antica, di convivenza, cura e massimo rispetto. Poi sono venuta nel Continente, è così che chiamiamo l’Italia (ride) e quel rapporto si è interrotto, non spezzato, ma come messo in pausa. Rifiorisce tutte le volte che mi rimmergo nella Natura, quando mi scopro a saper fare cose che non ricordavo più, salire su un albero o fare il fuoco, ecco lì mi rincontro, incontro me, la me bambina che staccava la coda alle lucertole. 

Sulla tecnologia, invece, non ho molto da dire. La uso, è utile, questo è innegabile. Ma i social, ecco, i social per me rischiano di essere un’illusione, un’arma a doppio taglio. Ci fanno credere di essere vicini, di fare parte di qualcosa e ci lasciano sempre più soli a osservare le vite finte che non potremmo e (forse in fondo) neanche vorremmo mai avere.

Astrid Meloni
Astrid Meloni. Total Look: Fabiana Filippi

«il film di Visconti mi intimoriva molto, anche solo il pensiero di interpretare lo stesso ruolo che fu di Rina Morelli»

Parliamo dello spettacolo teatrale Perfetti Sconosciuti, regia di Paolo Genovese. Come spiegato, ognuno di noi ha tre vite, una pubblica, una privata e una segreta. Trovi che oggi sia ancora possibile mantenere questa separazione? 

Be’ immagino di sì e peraltro trovo che sia giusto avere dei segreti, qualcosa che resti solo per noi. Un tesoro inviolato. Non guardato né sottoposto a giudizio. Il problema ora è invece la sovraesposizione del privato, per tornare ai social. Rischiamo di non lasciare niente per noi o, ancora peggio, di esporre lustrini e preservare fallimenti e crisi, fingendoci onnipotenti e riscoprendoci deludenti, “frangibili”, per citare ancora “Perfetti Sconosciuti”.

Reciti nella serie Il Gattopardo, a breve in uscita su Netflix, interpretando il ruolo di Maria Stella di Salina. Ci parleresti di questa tua esperienza sul set? Ha preso ispirazione dal film originale?

In verità il film di Visconti mi intimoriva molto, anche solo il pensiero di interpretare lo stesso ruolo che fu di Rina Morelli mi faceva sentire addosso una grande pressione. Per questo motivo ho cercato per quanto fosse possibile di cancellare dalla mente le scene iconiche del film. Mi sono così rapportata alla sceneggiatura della serie con la massima apertura cercando di fidarmi della parola scritta e soprattutto della maestria del regista Tom Shankland. È grazie a lui che ho creato un personaggio a mio avviso personale e lontano dalla Stella viscontiana. Pensare di imitarla sarebbe stata pura presunzione. Tom è stato mentore e cicerone in questo mio viaggio, mi ha guidata con grande rispetto, con grazia infinita, con la saldezza di un esperto navigatore, con lo sguardo amorevole di un grande amico. Gli devo tantissimo.

Va da sé che questa sia stata un’esperienza straordinaria, uno tsunami di bellezza che si è abbattuto su tutti noi con potenza. Abbiamo lavorato e vissuto insieme per mesi, abbiamo riso, pianto, ci siamo fatti forza nelle ore difficili. Il cinema a volte può essere come una famiglia, questa lo è stata sul serio, senza dubbio.  

Astrid Meloni
Il Gattopardo. Astrid Meloni (Maria Stella) e Kim Rossi Stuart (Fabrizio).
Credit: Lucia Iuorio/Netflix © 2025

«Non riesci mai a liberarti definitivamente di qualcosa che va sul web, diventa una condanna senza fine»

Nella serie Nudes 2, regia di Laura Luchetti e Marco Danieli, viene affrontato il tema del revenge porn e dell’intimità violata. Pensi che siano stati fatti dei passi avanti in tema di tutela delle vittime in questo senso?

Rilavorare con Laura dopo Il Gattopardo (lei è la regista dell’episodio 5) è stata per me occasione di rinforzare un rapporto di grande stima e affetto. Voglio bene a Laura da tempo e spero che questo sia l’inizio di un sodalizio durevole. Per quanto riguarda il revenge porn, credo che un’immagine o un video diffuso in rete tolga il diritto all’oblio e possa avere conseguenze inimmaginabili. Non riesci mai a liberarti definitivamente di qualcosa che va sul web, diventa una condanna senza fine. E in una fase delicata come l’adolescenza, dove la propria identità non è ancora definita, può condurre a esiti disastrosi, persino tragici. 

Purtroppo però quando dici Revenge porn la maggior parte delle persone non capisce di cosa tu stia parlando, quindi la cosa più urgente credo che sia quella di informare, spiegare il significato delle parole perché se tu non sai dare un nome a un fenomeno, se non lo capisci, dubiti persino che esista. Siccome è possibile difendersi solo dalle cose che si conoscono, credo sia fondamentale fare nelle scuole un’educazione sentimentale e sessuale che possa dare innanzitutto valore all’intimità e al patto che si crea tra due persone in un momento di condivisione profonda. Bisognerebbe insegnare a dare valore agli incontri, raccogliere esperienze e testimonianze, e portare all’attenzione dei ragazzi una riflessione sull’importanza dell’altro e dei rapporti interpersonali.

Ripensando a tutti i ruoli femminili che hai interpretato, sia al cinema che a teatro, c’è qualche personaggio che ancora oggi custodisci nel tuo cuore con affetto e perché?

Forse con gli anni sarà proprio Maria Stella, ma ad oggi siamo ancora troppo vicine. Se dovessi scegliere direi Anna, la giovane attrice di Dopo la prova di Ingmar Bergman. La interpretai nel primo spettacolo teatrale fatto appena dopo il Diploma al CSC. La regia era di Reza Kheradman, regista teatrale prematuramente scomparso nel 2020. Un uomo eccezionale, un vero Maestro, una persona immensa da cui ho imparato tantissimo dentro e fuori dalla scena. Anna era un po’ come me, una giovane ragazza piena di dubbi e passione, fragilità e forza animale. In scena con me c’era Monica Samassa, un’attrice enorme. Insomma fu un’esperienza indimenticabile e Anna, all’epoca, mi mise davanti a me stessa.

Astrid Meloni. Total Look: Fabiana Filippi

«Le donne raccontate a fondo sono sempre purtroppo un’eccezione. C’è ancora tanta strada da fare, dentro e fuori dal racconto filmico»

Facendo un confronto rispetto al passato, pensi che ai personaggi femminili sia dato oggi il giusto riconoscimento e spazio, con ruoli da protagonista nelle storie raccontate sia al cinema che a teatro?

Ecco la domanda da centomilioni di dollari. Devo essere sincera? No, sai? Sicuramente c’è stata un’evoluzione ma penso che siamo lontanissimi da una parità di genere all’interno della mitologia dell’audiovisivo. Le donne raccontate a fondo sono sempre purtroppo un’eccezione. C’è ancora tanta strada da fare, dentro e fuori dal racconto filmico, perché le donne siano percepite come identità autonome e caratteri tridimensionali, non solo come personaggi subalterni.

Credits

Photographer Millie Madeleine

Stylist Lucia de Vito

Make up Artist Paola Gattabrusi

Hair Stylist  Claudia Pallotti