Erasmo A. Ciufo è Creative Director e Designer di Lettergram, studio con sedi a Milano e New York. Con una formazione che spazia dalla Scienze della Formazione e Antropologia al Visual Design, ha costruito una carriera sfaccettata, lavorando con artisti internazionali del calibro di Kanye West e Kendrick Lamar, e italiani come Mahmood e Sfera Ebbasta. Alla guida di Lettergram, Ciufo esplora il design come un equilibrio tra estetica, funzionalità e narrazione.
Accanto al lavoro progettuale, è anche docente in istituzioni come la Scuola Politecnica di Design e il Politecnico di Milano, dove insegna con l’obiettivo di trasmettere la cultura del “saper fare”. Il designer ci ha raccontato del suo percorso, delle sfide affrontate e dei progetti in corso, tra cui Untitled artworks, un brand che unisce artigianato e streetwear con una forte attenzione ai valori e all’identità. Un dialogo che riflette la sua idea di design come strumento per comunicare e creare connessioni.
Quando è iniziata la tua passione per il design? Parlaci un po’ del tuo percorso di apprendimento e di scoperta dei tuoi interessi.
Sono nato in una famiglia piena di artisti, pittori, scultori, ebanisti e calzolai. Cresciuto immerso nell’arte, mostre, laboratori, fonderie, in casa ho ricevuto sin da subito stimoli a lavorare con le mani: con mio padre a disegnare, scrivere ed osservare, con mia madre a creare, cucire, comporre oggetti. Casa mia e casa dei nonni è stata da sempre piena di stimoli, oggetti, disegni e opere fatte da parenti e amici prima di me. Vedere le testimonianze della cultura dell’artigianato e del saper fare mi ha formato profondamente. Il design per me è la cultura del saper fare.



«Nella mia carriera ho fatto di tutto: ho disegnato molti marchi, creato strategie di marca e di comunicazione, progettato packaging, disegnato libri, diretto campagne di comunicazione, immaginato concerti, e disegnato abiti e collezioni»
Costume director, type designer, graphic designer: la tua storia sembra dire che sei sempre stato aperto alle occasioni che la vita ti ha proposto. Qual è il punto d’incontro di tutte queste diverse esperienze?
In tutti questi anni ho sperimentato tanti metodi espressivi: disegno, pittura, mouse e tablet, ceramica e scultura. Nel tempo ho compreso il valore del messaggio e della narrativa. Tutto è partito dalle lettere e dai font, una delle invenzioni più affascinanti dell’essere umano, capace di racchiudere le sensazioni di un momento storico di una popolazione, non solo dal punto di vista estetico ma anche da quello culturale. Mi sono concentrato quindi sul pubblico, sugli obiettivi del fare design, e non tanto su me stesso, mettendomi sempre alla prova per creare il mezzo giusto per un messaggio. Ho accolto ogni occasione professionale per studiare un settore, un’industria, un pubblico. Nella mia carriera ho fatto di tutto: ho disegnato molti marchi, creato strategie di marca e di comunicazione, progettato packaging, disegnato libri, diretto campagne di comunicazione, immaginato concerti, e disegnato abiti e collezioni.
Lettergram: uno studio di design al servizio della visione dell’artista. Da dove è nata l’idea? Come si è evoluto e configurato il progetto?
Dopo un percorso di formazione in Scienze della Formazione e Antropologia, ho studiato Visual Design alla Scuola Politecnica di Milano. Grazie a questi due studi complementari, ho potuto fare esperienza sia in agenzie di comunicazione-advertising, sia in studi di graphic design. Nel 2008, ho affrontato il periodo di cambiamento della crisi economica con coraggio e un po di pazzia, mettendomi in proprio e offrendo questa visione multidisciplinare, tra forma e funzione, tra design e comunicazione, tra pensiero e progetto.

«L’insegnamento ha un valore importantissimo per me. È passione per l’apprendimento, prima di tutto personale, e poi condiviso con gli alunni»
Untitled artworks: un nuovo brand per una platea esigente e più che mai alla ricerca di autenticità. Come mai la vocazione per lo streetwear?
Mi è sempre piaciuto spaziare con l’immaginazione per creare identità, valori e narrazioni. La moda è una delle piattaforme più ampie per raccontare una storia, coinvolgere le persone e stimolarle ad interagire. Untitled artworks nasce con l’obiettivo di stimolare ad osservare oltre l’estetica, verso il significato delle cose, e la loro origine. L’artigianato e il design anonimo, dove l’oggetto è più importante di chi lo crea. La passione per l’evoluzione degli usi e dei costumi. Silhouette contemporanee, materiali e lavorazioni senza tempo.
L’esperienza dell’insegnamento: com’è il contatto con i più giovani? Il flusso intergenerazionale è ispiratore?
L’insegnamento ha un valore importantissimo per me. È passione per l’apprendimento, prima di tutto personale, e poi condiviso con gli alunni. Ho iniziato giovanissimo, poco dopo aver finito gli studi. Ho dovuto affrontare l’analisi della professione, del metodo e delle potenzialità nel contesto socio-economico contemporaneo, e renderlo appetibile ai miei interlocutori. In circa 8 anni, ho gestito 4/5 classi alla volta, con diversi corsi, e ho avuto la fortuna di arricchire sopratutto me stesso, incontrando persone provenienti da tutto il mondo. È grazie a loro che ho potuto maturare, fare autoanalisi, imparare a spiegare il mio lavoro e comprendere il punto di vista degli altri
