GionnyScandal

GionnyScandal: “Vi racconto in musica il diario della mia vita tra verità e rimorsi, ma sempre a testa alta”

Il rapper ritorna sulla scena con CTRL Z, un brano dal forte carattere identitario, un’autobiografia in versi, che anticipa il nuovo album

Spesso si dice che le canzoni più potenti da un punto di vista emotivo, quelle che arrivano dritte al cuore e ai sentimenti di chi le ascolta, siano quelle derivate da attimi di vita veramente vissuta, nel bene nel male, dall’artista che le interpreta e le canta.
Sembra quasi scontato, eppure non lo è. In un mondo che evolve velocemente e che non lascia davvero troppo spazio all’analisi interiore, al proprio sentire, ma privilegia la forma all’essenza anche da un punto di vista musicale, ritagliarsi un nuovo spazio può sembrare all’apparenza impossibile.

In uno scenario musicale assai variegato e complesso, GionnyScandal, all’anagrafe Gionata Ruggieri, artista con oltre 250 milioni di stream, centinaia di milioni di visualizzazioni su YouTube e una fanbase solida e devota tra TikTok e Instagram, e tra i più rappresentativi della generazione Z, ritorna sulla scena con CTRL Z, un brano dal forte carattere identitario. Un’autobiografia in versi, che evidenzia un constrasto interiore che esplode in musica. In modo diretto, a tratti crudo, o forse troppo sincero. Un brano che anticipa il nuovo album in studio dell’artista che si è “messo a nudo”, trasformando ogni ferita in verso, lacrime in ritornelli e silenzi in ritmo; un nuovo racconto di sè attraverso canzoni intese come pagine di un diario tutto da scoprire.

In questa intervista ci racconta il suo percorso, la rinascita, la fatica di lasciar andare e la dolce ossessione dei ricordi. Perché certe storie non si inventano. Si vivono. E poi si cantano.

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GionnyScandal – foto di Vito Delaurentis

GionnyScandal: «L’idea del brano è nata proprio in un istante in cui avrei voluto fare un rewind per cambiare tutto»

Partiamo un po’ da quella che è la tua identità, la tua storia personale. Una storia intensa, toccante. Quanto di quella sofferenza ma anche della forza che ti sei costruito negli anni troviamo oggi nella tua musica, e in particolare in CTRL Z?

Nel singolo CTRL Z c’è una parte molto precisa del mio vissuto, legata a un errore personale. Il resto della mia storia è raccontato più nel disco intero, che è davvero molto intimo. Sono riuscito a tirare fuori cose che non avevo mai davvero detto così profondamente. Penso che le persone troveranno un Gionny più silenzioso, più vero che mai. Più intimo che mai.

C’è un momento preciso della tua vita che hai voluto raccontare in questo brano?

Sì, c’è stato un momento esatto. Ho fatto del male a una persona che non se lo meritava, probabilmente la persona che mi ha voluto più bene in assoluto. Da lì è nata CTRL Z. Se avessi avuto quel tasto nella vita reale, l’avrei premuto senza pensarci due volte. L’idea del brano è nata proprio in un istante in cui avrei voluto fare un rewind per cambiare tutto.

Cosa ti ha spinto a scrivere questo brano proprio adesso?

Semplicemente il bisogno di dire alcune cose. Non la menziono direttamente, ma dentro di me sapevo che stavo parlando a lei. Io scrivo quando sento la necessità di farlo, e in quel momento avevo forti rimpianti. Non ho pensato troppo alla forma o all’effetto: ho solo scritto ciò che provavo.

In un’epoca dominata da filtri, apparenze e social, quanto conta per tel’autenticità? Pensi che CTRL Z e l’album in uscita siano fedeli a questo principio?

Assolutamente. Questo è il disco dove mi sono messo più a nudo. Nessun filtro, nessuna censura. È come se stessi scrivendo un diario personale: non ti chiedi se quello che scrivi verrà giudicato. Lo fai e basta. Mi sono preso due anni per farlo, ma è uscito esattamente come volevo.

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«Questo brano è come un dialogo con me stesso, dove prendo consapevolezza delle mie fragilità, ma anche della mia capacità di cambiare, di evolvermi»

Hai avuto paura, in certi momenti, di esporti così tanto?

No, perché credo che l’arte non debba essere censurata, neanche da te stesso. Certo, ogni tanto riascolti e magari cambi una parola, ma sul 100% del disco, questa autocensura è stata quasi nulla. Ho detto tutto quello che volevo, come volevo.

CTRL Z alterna malinconia, rimorso ma anche un senso di speranza. Quanto ti rispecchi oggi in questo contrasto?

Totalmente. È il mio stato emotivo attuale. Questo brano è come un dialogo con me stesso, dove prendo consapevolezza delle mie fragilità, ma anche della mia capacità di cambiare, di evolvermi. CTRL Z è lo specchio perfetto di questa fase della mia vita.

CTRL Z anticipa il nuovo album, ma non sarà incluso nella tracklist. Come mai questa scelta?

Volevo che CTRL Z avesse un significato a sé. È un brano che rappresenta un errore e, come se avessi voluto davvero premere quel tasto, desideravo che dopo non ci fosse più. È una vera e propria metafora.

Hai scritto anche due libri. Ti senti più cantautore, scrittore, rapper o poeta urbano?

Non amo le etichette. Mi sento semplicemente un ragazzo che ha bisogno di esprimersi nei modi e nei tempi che sente. A volte con una canzone, a volte con un libro. L’etichetta ti limita, ti costringe in uno spazio definito. Io voglio restare libero. Forse, se devo proprio, mi definirei artista. Punto.

Vivi in Brianza, ma le tue origini sono lucane. Cos’è per te oggi il concetto di “casa”?

Casa è il mio paradiso. Anche quando esco, mi diverto, sono con amici… poi sento il bisogno di tornare lì. È il mio spazio, il mio silenzio. Vivo da solo, con i miei gatti, e lì posso riflettere, ascoltarmi. Casa è dove posso essere veramente me stesso, senza maschere.

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GionnyScandal

«Non ho pensato troppo alla forma o all’effetto: ho solo scritto ciò che provavo»

Nel nuovo album ci sarà ancora spazio per nostalgia e ricordi, ma ci saranno anche novità?

Sì, il disco è nato in modo spontaneo. C’è un po’ di tutto: pop-punk, rap, confessioni crude, pezzi demo rimasti così com’erano. È come un diario: anche con i suoi errori. È stato curato, certo, ma resta un disco “vero”. E per me, oggi, questo è l’unico modo per fare musica.

Cosa diresti oggi al Gionny bambino che per la prima volta si avvicinava alla musica?

Gli racconterei di quando stavo sul balcone di casa di mia nonna e suonavo le scatole delle scarpe come fossero una batteria. Avevo 8-9 anni. Non c’erano strumenti, solo quella voglia lì, di suonare, proprio partendo da quel gesto istintivo. Gli direi di vivere quel momento, perchè lì tutto ha avuto inizio.

E se ti chiedessi di descriverti in tre parole, oggi?

Triste, insoddisfatto perenne… e felice. Un bel paradosso, lo so.

Che rapporto hai con la moda?

Mi piace molto. Sono sempre stato quello “diverso” nel vestirsi. Se tutti avevano un paio di scarpe, io ne cercavo altre. Amo l’alta moda, Rick Owens, Balenciaga… e quando sono su un palco o a un evento, mi piace distinguermi. Sì, mi piace apparire. Anche a costo di sembrare “too much”.

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«Mi sento semplicemente un ragazzo che ha bisogno di esprimersi nei modi e nei tempi che sente»

Con chi ti piacerebbe collaborare oggi?

Parlando dell’Italia direi Mahmood sicuramente. Come artista donna, sparo grosso e dico Mina. Internazionalmente Post Malone e Blackbear. Proprio con lui ci siamo conosciuti su Instagram e ci siamo promessi di incontrarci sul lago di Como dove ha comprato casa. Non ci sto ancora credendo. Ho poi collaborato con i Simple Plan nel disco ANTI. Da piccolo ascoltavo Sum41, Blink182, Avril Lavigne. Quindi ti direi anche loro, ma è già successo ed è stato pazzesco.

Hai un legame molto forte con i tuoi fan. Che tipo di rapporto hai con loro?

Sono la mia forza. L’ho visto anche all’ultima data a Milano: cresciamo insieme. Ci sono persone che si sono tatuate le frasi di anni fa, e ora aggiungono quelle nuove. Alcuni li ricordo da quando erano ragazzini, ora hanno la mia età. È una cosa che mi commuove ogni volta.

E con il giudizio degli altri, oggi che rapporto hai?

Prima ero molto reattivo, bastava poco e impazzivo. Ora me ne frego. Davvero. Seguo un principio semplice: se c’è una soluzione, perché preoccuparsi? Se non c’è, perché preoccuparsi? È molto buddista come concetto, ma da quando la vivo così, vivo meglio. Anche con gli hater.

GionnyScandal – foto di Vito Delaurentis