Il mondo della moda è ormai arrivato a un bivio. Da un lato, i giganti del fast fashion vedono accrescere esponenzialmente i propri profitti inseguendo i trends e alimentando la continua ricerca di novità a basso prezzo. Dall’altro, alcuni grandi brand della moda affrontano momenti di forte crisi economica, non riuscendo più a giustificare i costi inaccessibili a dispetto di una creatività sempre meno sofisticata. Nel mezzo, tutte quelle piccole e medie realtà che hanno invece scelto di puntare su una filiera più sostenibile, portando avanti ricerca e innovazione. L’obiettivo? Offrire ai propri clienti un prodotto unico e di qualità superiore.
DZHUS, un design eco-oriented e animal-friendly
Marchio concettuale e di origini ucraine, DZHUS nasce dalla visione della designer Irina Dzhus nel 2010. Pilastri fondamentali dell’identità del brand sono la sostenibilità di filiera, la realizzazione di capi trasformabili e un’estetica e vestibilità unisex. Con il suo marchio, Irina vuole superare tutti gli stereotipi legati al design ecologico, caricando le sue collezioni di significati profondi e andando oltre la realizzazione di semplici abiti che sfilano in passerella.
DZHUS, un approccio innovativo che salvaguardia l’ambiente e il benessere animale
Cosa rende davvero speciale il Brand? Grazie ad un approccio innovativo, le collezioni DZHUS includono capi multiuso e versatili, un aspetto fondamentale per contrastare l’inquinamento ambientale causato dall’intera filiera produttiva collegata al settore moda. Inoltre, il Brand utilizza materiali etici per la realizzazione dei suoi capi, affermandosi come marchio cruelty-free. Come prova del suo impegno verso il rispetto dei diritti degli animali, il Brand ha scelto di donare il 30% dei suoi profitti alle organizzazioni ucraine attive in tal senso, un impegno premiato nel 2019 ai Best Fashion Awards Ukraine con il riconoscimento Cruelty-free Fashion.

DZHUS, un marchio dal respiro internazionale
Negli anni, molte testate giornalistiche del settore moda hanno dedicato articoli di approfondimento per raccontare la storia del Brand e la sua missione. Le collezioni firmate DZHUS sono apparse durante la settimana della moda di Parigi, Berlino, Bruxelles, Helsinki, Praga, Romania, Ucraina, compresa quella vegana di Los Angeles. In aggiunta, il Brand ha partecipato alla settimana del Design di Milano e dell’Olanda, oltre alla Designblok di Praga e l’International Fashion Showcase di Londra. Il successo da parte della critica ha portato DZHUS a collaborare sia con l’industria cinematografica, prendendo parte alle produzioni The Hunger Games e Star Trek Discovery, sia con i principali marchi di bellezza, tra cui Saco e Davines.
La distribuzione e l’impegno verso il progresso
Dal 2015 il brand è stato inserito nella short list dell’International Woolmark Prize e, oltre a essere venduto online in tutto il mondo, è presente nei concept store di Giappone, Cina, Belgio, Portogallo, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Kuwait, Australia e Polonia. Dall’inizio della guerra in Ucraina, DZHUS si è trasferito nell’Unione Europea, mantenendo comunque un forte legame con il Paese d’origine e le sue tradizioni. Grazie alla sua attività il brand continua ancora oggi, dopo ben quattordici anni di attività, nella sua attività di ricerca finalizzata a promuovere l’innovazione dell’intero settore della moda. L’obiettivo rimane quello di abbattere gli stereotipi legati al design animal-friendly ed eco-oriented.
La collezione SS25 ANTICON, un invito all’Ultima Cena in chiave meta-modernista
In occasione della settimana della moda di Berlino, Praga e Chisinau, Irina Dzhus ha presentato la sua collezione Primavera Estate 2025 intitolata ANTICON e composta da capi trasformabili e multi-uso, prerogativa dello stile della designer. La sfilata ha visto i modelli prendere parte ad una vera e propria performance, il cui obiettivo è stato quello di evocare una iniziazione spirituale. Nel mentre, il pubblico era invitato a partecipare al mistero dell’Ultima Cena in chiave meta-modernista. Per la realizzazione dei capi, DZHUS ha scelto di commissionare il lavoro alle artigiane ucraine residenti in patria, un segnale forte e di vicinanza verso l’Ucraina. La colonna sonora è stata invece composta da Hennadii Biliaiev di Kharkiv.

«Può la ricerca del ”posto che ti spetta“ nel mondo sostituire quella sensazione di casa?»
La collezione Primavera Estate 2025 specula sui “codici utopici” creati dall’umanità nel tentativo di capire come raggiungere la felicità. Per farlo, la linea dei capi viene arricchita con le narrazioni del conformismo socioculturale. Irina Dzhus “gioca” infatti sulle aspettative dell’uomo, presto sopraffatte da un senso di frustrazione per il mancato raggiungimento di un benessere fintamente promesso. In particolare, punto chiave della collezione è la correlazione tra il desiderio naturale di scoprire se stessi, e la necessità di ritornare a casa. La designer si interroga ponendosi una domanda (aperta): «Può la ricerca del ”posto che ti spetta“ nel mondo sostituire quella sensazione di casa?» Alle prese con un dramma personale, Irina Dzhus definisce la propria esperienza di fuga come “inter-rifugio”, riflettendo su come ogni segno, termine o nozione, siano una fonte metafisica di potere che può aiutare ad affrontare i dilemmi esistenziali.

DZHUS e la collezione ANTICON, un omaggio ai sistemi di codifica come scelta stilistica
Passando dalla spiritualità ai prodotti materiali, DZHUS rende omaggio ai sistemi di codifica conosciuti nel mondo. Nella sua collezione, infatti, lo spettro cromatico va incontro ad una desaturazione dei colori, e l’auto-consumismo delle società viene ricondotto ai sacramenti delle principali religioni, trovando ispirazione nell’allestimento rituale della tavola. Lo schema ripetuto dei moduli allude anche al fenomeno della “autofagia”, dove una forma è indivisibile dal suo antipodo poiché vi interagisce e nutre insieme.



ANTICON, una collezione di capi multi-funzionali
Irina Dzhus ammette il peso dei valori e dei doveri personali facendo riferimento allo gnosticismo, alla cabala, all’ebraismo, agli insegnamenti cristiani ufficiali e alternativi. Stoicismo e autosufficienza sono quindi tradotti attraverso l’affermazione “oggetto = soggetto”, poi tradotta in capi di abbigliamento multifunzionali. Il risultato è la codifica in superfici bianche e trapuntate dell’arcobaleno. Lasciando invece puro lo strato esterno dei capi, tasche e fodere vengono impreziosite con strass e gioielli per commemorare il giorno in cui ha dovuto abbandonare la sua Ucraina, e rendendo omaggio alle storie strazianti dell’Olocausto. Inaspettatamente, i colori spuntano da sotto i vestiti dipingendo il lato “sbagliato” del capo con una sfumatura arcobaleno. Questa spruzzata di pigmenti nascosta e in mezzo al bianco porta con sé un messaggio di vita, suggerendo una via verso la casa e la gioia, quindi la realizzazione.


Nella sua collezione, Irina vuole anche esprimere un forte senso di indignazione verso l’approccio dualistico della società. In particolare, la scelta di trattare gli animali come fonte di cibo primaria, fino alle speculazioni sulla vita ultraterrena degli animali domestici. Osservando i capi, infatti, è possibile notare la presenza di elementi presi in prestito dall’iconografia bizantina, ma anche piccole impronte di zampe sull’arcobaleno. Glorificando un ricongiungimento con il nostro vero io, DZHUS gioca sulla fluidità per superare i ruoli sociali tradizionali. Mentre i pantaloni sartoriali bianchi si trasformano in un corsetto iridescente, un oggetto da casa può diventare un capo da indossare. È il caso della tovaglia che viene trasformata in un mantello dalle linee pulite e definite.
