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Nicola Bacchilega: la visione creativa di DEFAÏENCE

Una storia di passione, cultura e sartorialità che si sposano con la resilienza del suo fondatore. Nasce così Maison DEFAÏENCE, uno spazio che intreccia arte, moda, ricerca e tradizione

È nato in una cittadina della Romagna famosa per le ceramiche e il suo percorso è profondamente legato a questo mondo e alla sua terra, ma la creatività di Nicola Bacchilega si è nutrita anche di tante esperienze internazionali che lo hanno poi motivato ad esporsi in prima persona e a fondare un marchio. E la sua è una storia dove passione, cultura, sartorialità si sposano con la resilienza, considerando che, dopo l’alluvione del maggio del 2023 che ha colpito anche la sua Faenza, distruggendo il quartier generale del brand, è riuscito a ripartire e ora nel cuore della provincia ravennate è nata Maison DEFAÏENCE, spazio che intreccia arte, moda, ricerca e tradizione.

I capi del marchio di Nicola Bacchilega, DEFAÏENCE appunto, sono comparsi su red carpet e palchi importanti, in Italia e all’estero, dal Festival di Sanremo ai Grammy Awards. Un brand nato nella provincia italiana, con forti radici nella tradizione sartoriale, ma un’attitudine cosmopolita e contemporanea è diventato in breve tempo un marchio cool, con uno storytelling interessante ed una visione creativa accattivante. Abbiamo incontrato Nicola Bacchilega per farci raccontare il mondo legato a DEFAÏENCE e i suoi progetti.

 Nicola Bacchilega DEFAÏENCE
Nicola Bacchilega

Nicola Bacchilega: «DEFAÏENCE nasce da una riflessione sulla bellezza dell’imperfezione e sulla forza della fragilità»

Ci racconti come è nato il marchio e il perché di questo nome?

DEFAÏENCE nasce da una riflessione sulla bellezza dell’imperfezione e sulla forza della fragilità. Il nome è un gioco di parole tra faïence (maiolica), défaillance (cedimento, vulnerabilità) e defiance (sfida, ribellione). Questi concetti insieme raccontano l’idea di una bellezza che trova forza nelle sue crepe, come nel kintsugi giapponese. Il mio legame con Faenza, città della ceramica, e il mio percorso personale hanno reso questa scelta naturale.

A distanza di un po’ di tempo dall’inizio del tuo percorso nella moda, puoi ora identificare la donna per cui crei le tue creazioni?

La donna per cui creo è forte, indipendente e sofisticata. Non segue le tendenze, ma le interpreta con il suo stile unico. Ama l’arte, la cultura e il valore delle cose fatte con cura. Con il tempo ho capito che più che un’età, ciò che accomuna chi sceglie DEFAÏENCE è l’attitude, un modo di vivere la moda come espressione di sé, senza compromessi.

«Amo osservare le tradizioni artigianali, scoprire materiali inaspettati e lasciarmi affascinare da dettagli che spesso passano inosservati»

Un’idea vincente è stata sicuramente quella di associare agli abiti anche i gioielli. Come è nata questa idea e che tipo di percorso sta facendo quella parte della linea?

L’idea di unire gioielli e abiti è nata spontaneamente. Per me la moda è un racconto completo, dove ogni elemento contribuisce a creare un’estetica precisa. La linea di abbigliamento, pur uscendo con cadenza annuale, sta ottenendo ottimi riscontri, soprattutto in America, Italia e Norvegia. È un percorso che cresce con me, sempre in equilibrio tra ricerca, innovazione e sostenibilità. A breve introdurremo anche una linea beachwear, mantenendo questo dialogo tra moda e gioielleria. La nostra linea di accessori moda realizzati in 3D aggiungerà un ulteriore livello di sperimentazione e avanguardia al brand. L’utilizzo della stampa 3D ci permette di esplorare nuove forme e materiali, creando pezzi unici che combinano design, tecnologia e artigianato. Ogni elemento della collezione, dagli abiti ai gioielli fino agli accessori, è pensato per dialogare in armonia, offrendo un’esperienza estetica completa e distintiva. L’obiettivo è continuare a evolvere, mantenendo sempre la qualità e l’esclusività che definiscono DEFAÏENCE.

In generale, che cosa ti piace oltre alla moda e da dove possono arrivare le ispirazioni per un designer giovane, ma con un percorso già lungo alle spalle come te?

L’arte, la storia, la musica e soprattutto i viaggi sono per me inesauribili fonti di ispirazione. Ogni luogo che visito, ogni cultura con cui entro in contatto lascia un segno nel mio modo di creare. Amo osservare le tradizioni artigianali, scoprire materiali inaspettati e lasciarmi affascinare da dettagli che spesso passano inosservati. Un colore, un’architettura, un profumo possono accendere un’idea. Il mio background è la scultura e modellare forme è un processo creativo che applico per la realizzazione delle prime idee dei gioielli, che poi vengono elaborati attraverso innovazione e digitalizzazione. Il mio approccio al design è un continuo processo di scoperta e reinterpretazione, in cui ogni esperienza si trasforma in qualcosa di nuovo. Mi piace assorbire influenze diverse e tradurle in una visione personale, mantenendo sempre un equilibrio tra innovazione e identità. È un percorso in evoluzione, un mantra che voglio portare avanti sempre, senza smettere mai di sperimentare.

Nicola Bacchilega: «Lavorare all’estero mi ha insegnato a pensare in grande e a non temere il confronto con realtà diverse dalla mia. Ogni esperienza internazionale è stata una sfida»

Oltre al lavoro sulla collezione, c’è molta creatività spesa anche sui pezzi custom made per alcune star. Che cosa ti piace di più in questo tipo di lavoro e qual è stato il momento più emozionante vissuto fino ad ora?

Creare abiti su misura per celebrità è una sfida entusiasmante perché significa dare vita a qualcosa di unico, pensato esclusivamente per loro. Ogni capo deve essere perfetto nei dettagli e rappresentare chi lo indossa. Il momento più emozionante? Sicuramente il primo red carpet con Megan Thee Stallion nel 2024, un sogno che diventava realtà. Poi il debutto ai Grammy con Coco Jones di recente, un traguardo incredibile, e la magia del Festival di Sanremo con Alessandra Amoroso, un’esperienza unica nel cuore della musica italiana. Vedere i miei abiti prendere vita in eventi così iconici è un’emozione indescrivibile. Creare per grandi occasioni non è solo vestire qualcuno, ma contribuire a un momento speciale della sua storia.

Hai lavorato con star internazionali e sei stato molto all’estero. Quali sono gli insegnamenti più importanti che ti hanno lasciato le esperienze internazionali e in cosa invece ti senti profondamente legato alle tue radici?

Lavorare all’estero mi ha insegnato a pensare in grande e a non temere il confronto con realtà diverse dalla mia. Ogni esperienza internazionale è stata una sfida che mi ha permesso di affinare il mio stile, comprendere nuove esigenze e ampliare la mia visione creativa. Ho imparato ad osare, a credere nel mio istinto e a trovare soluzioni rapide e innovative, perché nel mondo della moda il tempismo è tutto. Spesso, nei backstage degli eventi o nei fitting con artisti e celebrità, bisogna essere pronti a improvvisare, a modificare un capo all’ultimo secondo o a trovare il modo di renderlo perfetto per chi lo indosserà. È in quei momenti che capisci quanto sia importante la capacità di adattarsi e di trasformare un imprevisto in un’opportunità. Lavorare a stretto contatto con star internazionali e professionisti del settore mi ha anche insegnato il valore della professionalità e della discrezione. Creare un abito su misura per un grande evento significa non solo realizzare un capo esteticamente perfetto, ma anche saper ascoltare, interpretare i desideri del cliente e tradurli in un pezzo unico che esprima la sua personalità. È un lavoro fatto di dettagli, di empatia e di rispetto per l’identità di chi lo indossa. Ma nonostante tutto, torno sempre in Italia. Qui ci sono le mie radici, il mio legame con l’artigianato e il mio senso estetico. L’Italia è la culla della bellezza e della tradizione, ed è proprio questo equilibrio tra l’energia cosmopolita dei miei viaggi e l’eredità culturale italiana ciò che definisce la mia identità come designer.

«La visione di DEFAÏENCE non è legata a generi, ma ad un’estetica, ad un modo di vivere la moda come espressione di sé»

La collezione è prettamente femminile. Hai mai pensato alla possibilità di associare anche una collezione uomo vera e propria? E se dovessi pensare a un’icona maschile, chi potrebbe essere l’uomo DEFAÏENCE?

Ci ho pensato più volte e sono certo che prima o poi accadrà. La visione di DEFAÏENCE non è legata a generi, ma ad un’estetica, ad un modo di vivere la moda come espressione di sé. L’uomo DEFAÏENCE è sofisticato e colto, ma al tempo stesso anticonformista, con un’attitudine ribelle che lo distingue dalla massa. Non ha paura di osare, di mixare eleganza e audacia, di giocare con i codici del lusso senza seguirli in modo convenzionale. Se dovessi immaginare un’icona che lo rappresenti, penserei a qualcuno come Romeo Beckham o Manu Rios: giovani, raffinati, ma con un’energia moderna e indipendente. Il loro stile è il perfetto equilibrio tra classicismo e rottura, proprio come l’anima di DEFAÏENCE.

C’è stato un momento molto duro da affrontare, quello legato all’alluvione di maggio 2023. Che cosa ti ha insegnato quel periodo?

Quel periodo mi ha insegnato che la resilienza non è solo una parola. Ho perso tutto in una notte, ma ho trovato una forza che non sapevo di avere. Vedere la mia città rialzarsi, sentire il supporto della comunità, ha cambiato il mio modo di vedere le cose. Il fango che quel giorno sembrava solo distruzione è la stessa materia che mi ispira ogni giorno nella ceramica: c’è sempre la possibilità di trasformare ciò che sembra perso in qualcosa di nuovo.

«L’idea è di creare spazi immersivi dove moda, arte e lifestyle si fondano in un’esperienza unica, in cui il cliente non acquista solo un prodotto»

Parlando ancora delle tue esperienze all’estero, quali sono i tuoi luoghi preferiti e che cosa ti lega ad essi?

Londra è stata la mia casa per anni e ha avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione. È una città che respira moda e innovazione, dove grandi designer come Alexander McQueen e John Galliano hanno lasciato un segno indelebile. Londra mi ha insegnato a osare, a sperimentare senza paura e a credere nel potere dell’individualità. Los Angeles occupa un posto speciale nel mio cuore: è una città di sogni e opportunità, un luogo dove il talento e la determinazione possono davvero aprire porte. Rio, invece, è pura energia. Amo i suoi colori, i sorrisi della gente, il mix di culture e la libertà che si respira ovunque. È un posto che mi fa sentire vivo, dove le barriere sembrano dissolversi e tutto è possibile. Non vedo l’ora di conoscere e scoprire nuove culture e fare altrettante esperienze.

Quali sono i progetti per il futuro? C’è un sogno che ti piacerebbe realizzare?

DEFAÏENCE è in continua evoluzione e ho molti progetti in cantiere. Uno dei più importanti è MAISON DEFAÏENCE, un format innovativo di popup e temporary shop che si sposterà questa estate tra Ibiza e Ortigia. L’idea è di creare spazi immersivi dove moda, arte e lifestyle si fondano in un’esperienza unica, in cui il cliente non acquista solo un prodotto, ma entra in un mondo fatto di narrazione, ricerca e savoir-faire. Chissà se un giorno si svilupperà nel mondo dell’interior design!? Un altro aspetto che voglio sviluppare è il mondo del bespoke, offrendo esperienze sempre più esclusive e personalizzate. Vestire una cliente non significa solo creare un abito, ma anche interpretare la sua essenza e trasformarla in un’opera d’arte su misura. Il mio sogno più grande? Creare un marchio che lasci un segno, non solo nella moda, ma in un concetto più ampio di lifestyle. Voglio che DEFAÏENCE diventi sinonimo di bellezza senza tempo, autenticità e innovazione, senza mai perdere la mia identità e la passione con cui tutto è iniziato.