Il duo alt-pop Palmaria, composto da Giulia Magnani e Francesco Drovandi, si distingue nel panorama musicale italiano per un’eleganza sonora unica, che unisce introspezione e immagini vivide di una Liguria senza tempo. Dopo un percorso iniziato nel 2017 con il debutto a Londra, passando per successi internazionali e un ritorno in Italia, i Palmaria si sono affermati con uno stile raffinato e ricco di contaminazioni. Con il nuovo album Ora, pubblicato da peermusic ITALY, il duo segna un punto di svolta nella sua evoluzione artistica.
A due anni dall’uscita di Chameleon, Ora non è solo un lavoro musicale, ma una riflessione profonda sul presente e sulla vulnerabilità di una generazione. Attraverso le nove tracce che compongono l’album, i Palmaria esplorano temi come l’incertezza del futuro, il peso delle aspettative e l’importanza della consapevolezza del momento. Il risultato è un equilibrio perfetto tra sonorità dreamy, influenze lo-fi e testi che si fanno specchio di un vissuto universale.
L’album si arricchisce di collaborazioni con artisti come Fudasca, Golden Years ed Emanuele Triglia, che hanno contribuito a definire un sound sofisticato e avvolgente. Il duo non abbandona le radici liguri, ma le eleva a musa ispiratrice, portando nelle canzoni il ritmo ipnotico delle onde e i tramonti dai colori aranciati.
In questa intervista, Giulia e Francesco raccontano l’essenza di Ora, il loro percorso di crescita e il messaggio che desiderano trasmettere: un invito a connettersi, ad accettare le imperfezioni e a vivere pienamente il momento presente.

«Scrivere è stato come dare forma a un flusso di coscienza, come una seduta di terapia»
Ora è un album molto personale e introspettivo. Qual è stata la scintilla che vi ha ispirato nella scrittura di questi brani?
La scintilla che ci ha spinti a scrivere questi brani è stata la voglia di connettersi con persone come noi, persone che forse condividono la nostra vulnerabilità e che si possono sentire comprese o meno sole.
Nel vostro nuovo lavoro affrontate tematiche che rispecchiano la vostra generazione, dai sentimenti di incertezza al peso delle aspettative. Come è stato tradurre queste emozioni in musica?
Scrivere è stato come dare forma a un flusso di coscienza, come una seduta di terapia. Raccontandoci attraverso le immagini e i momenti che abbiamo vissuto o immaginato nella nostra testa siamo riusciti a esorcizzare molte paure o incertezze, a capire cosa conta davvero per noi.

«A livello artistico abbiamo voluto mantenere alcune ‘imperfezioni’ proprio per rendere il tutto più coerente con questa visione»
L’album si intitola Ora. Come vivete voi il presente, sia come artisti che nella vostra quotidianità? Quanto è importante per voi la consapevolezza del “qui e ora”?
Per noi è una continua ricerca del presente, è difficile imparare a fermarsi e veramente essere presenti, per noi è importante ed è forse la chiave per la pace interiore. Scrivere canzoni spesso ci aiuta a capire come ci sentiamo, a mettere ordine tra i pensieri. Quell’essere ‘presenti’ necessario a scrivere e produrre musica è proprio quello di cui spesso siamo alla ricerca, essere completamente presi dal momento che stiamo vivendo. Un’altra arma segreta per riportarci al presente sono le passeggiate, spesso per staccare o ritrovare la lucidità ci capita di uscire e camminare senza meta. A livello artistico abbiamo voluto mantenere alcune ‘imperfezioni’ proprio per rendere il tutto più coerente con questa visione.
Le collaborazioni hanno avuto un ruolo chiave nella produzione di Ora. Com’è stato lavorare con artisti come Fudasca, Golden Years ed Emanuele Triglia? In che modo queste collaborazioni hanno arricchito il vostro sound?
Ogni collaborazione ha portato al progetto una nuova energia, impariamo sempre molto collaborando con altri artisti e producer e siamo molto soddisfatti del gruppo che abbiamo creato, tutto si è incastrato perfettamente. Proprio questi tre producer sono artisti davvero incredibili e in poco tempo sono stati in grado di ‘quadrare’ e impreziosire i nostri pezzi.
Da Chameleon a Ora c’è stata una grande evoluzione nel vostro stile. Quali sono gli elementi che sentite di aver consolidato e quali invece sono stati nuovi esperimenti
Abbiamo sperimentato molto negli anni ma l’organicità dei suoni e la pasta lo-fi sembrano sempre accompagnarci ovunque andiamo con la musica, rappresentano a pieno la nostra volonta di parlare di cose vere di emozioni intime, creare dei mondi immaginari con le nostre canzoni, ma allo stesso tempo con dei tratti ‘reali’.

«Vogliamo portare i tramonti arancioni e il sapore di sale in giro per l’Italia, vogliamo incontrare finalmente le persone ai concerti»
Il vostro immaginario sonoro e visivo richiama natura, introspezione e paesaggi suggestivi. In che modo la Liguria e le sue atmosfere influenzano ancora oggi la vostra musica, anche dopo le esperienze all’estero
La Liguria è la nostra musa, soprattutto dopo essere tornati dall’estero abbiamo ritrovato nelle piccole cose l’ispirazione, ci facciamo incantare dai colori e ipnotizzare dalle onde che non si stancano mai. Allo stesso modo noi non ci stanchiamo mai del mare, in ogni stagione ha un fascino diverso. Allontanandosi un po’ dalle mete più turistiche si trovano luoghi magici, paesini abbandonati come Barbazzano (non ditelo a nessuno), un borgo antico perso tra i boschi e che ha un’energia magica che si percepisce subito. O anche la cosiddetta farfalla dorata, una proiezione di luce che si crea al tramonto tra due rocce in un luogo preciso, che negli ultimi anni sta diventando sempre più ‘famosa’ e frequentata ma per fortuna ha ancora il suo fascino speciale.
E quali sono i vostri progetti per il 2025, tra live, nuovi brani e altre esperienze artistiche?
Abbiamo in programma date nei club e festival per l’estate, vogliamo portare il nostro lavoro sui palchi, che è proprio dove tutto prende vita, vogliamo portare i tramonti arancioni e il sapore di sale in giro per l’Italia, vogliamo incontrare finalmente le persone ai concerti. Ci sono anche collaborazioni artistiche molto interessanti in programma ma non possiamo ancora svelare troppo.
