Nell’universo della profumeria, il concetto di viaggio assume una forte carica simbolica. La fragranza che porta, attraverso il suo profilo olfattivo, verso luoghi della memoria intimi, personali ed emozionali. Eppure, il viaggio rappresenta anche una delle fasi costitutive del processo creativo di una fragranza: errare alla ricerca di ciò che potrebbe trasformarsi in un prezioso olio essenziale o una molecola da ricreare.
Un mestiere che, come suggerisce il celebre Grasse Institute of Perfumery, è incarnato dalla figura del Raw Material Searcher e consiste, usando le parole di Jean-Claude Ellena, «nel vagare per il pianeta e annusare nuove fonti di aromi per garantire che siano coltivate in modo etico, sostenibile e attraverso modalità che rispettino le persone e i luoghi». Come Francis Kurkdjian durante l’anno trascorso tra Giappone e America, Francia e India in compagnia del regista Mathieu Menu in Inside the Dream: una riscoperta degli ingredienti nella loro forma più pura, dei luoghi che abitano e delle persone che se ne prendono cura.
Una ricerca senza confini nell’arte della profumeria
«Profumieri e ricercatori si spingono in ecosistemi remoti come foreste, isole e deserti – dove condizioni particolari favoriscono la concentrazione di oli essenziali – e collaborano con botanici e comunità locali per scoprire nuove specie aromatiche. Fondamentale è l’innovazione scientifica: le moderne tecnologie di estrazione, tra cui la CO2 supercritica, permettono di ottenere essenze da materie prime naturali prima inaccessibili. Nei laboratori avanzati, l’innovazione sintetica crea nuovi profili olfattivi sempre più performanti e sostenibili, il che amplia la palette creativa dei nasi», spiega Ambra Martone, Co-Founder di LabSolue.
Che siano fisici o spaziali, i confini vengono meno quando ci si addentra nell’arte della profumeria. «Ci sono molte materie prime naturali e molecole di sintesi meno conosciute che in composizione sprigionano una potenza variabile, che riflette l’intenzione espressiva del profumiere. Ne è un esempio il cisto: ne esistono quattro diverse qualità, ciascuna capace di aggiungere sfumature completamente diverse a una fragranza. Lo stesso vale per note più conosciute come la vaniglia, golosa e morbida, ma con un sorprendente tocco balsamico, quasi cuoiato», racconta il Naso Carolina Catalani. Sono infatti innumerevoli le materie prime ancora da scoprire e altrettante quelle da riscoprire: in concentrazioni e combinazioni diverse, per dare vita a infinitesime sfumature di profumo.
Legno di guaiaco
Un profumo caldo, legnoso e affumicato con sfumature balsamiche e resinose, reminiscenti di un fuoco scoppiettante, usato spesso nelle fragranze legnose per dare profondità. Come riferisce Ambra Martone, date le sue proprietà aromatiche e curative, le popolazioni indigene lo soprannominarono il legno della vita.


Styrax
Dal sentore balsamico e con una sfaccettatura di miele e tabacco, aggiunge con la sua dolcezza una sfumatura calda alle fragranze ricordando, secondo Carolina Catalani, il profumo dei vecchi libri e del cuoio.


Amyris
Dalle proprietà eccezionalmente infiammabili, che lo fanno bruciare come un incenso naturale, il cosiddetto “legno candela” svela un profilo olfattivo molto simile al sandalo, legnoso e dolce, muschiato e cremoso, ideale per dare morbidezza alle eau legnose.


Opoponax
Conosciuto anche come “mirra dolce” per le similitudini che presenta con questo ingrediente, ha un profilo olfattivo molto complesso, mielato, speziato, quasi vellutato. Infatti, è spesso impiegato in strutture legnose ambrate.

