“Taxi Monamour” di Ciro De Caro in concorso alla Giornata degli Autori a Venezia 81

Il film è un intenso viaggio emotivo guidato dalla poetica intima e realistica del regista,capace come sempre di esplorare con sensibilità e profondità le relazioni umane

In concorso alla 21ª edizione delle Giornate degli Autori all’interno del Festival di Venezia, Taxi Monamour di Ciro De Caro (Spaghetti Story, Giulia), con Rosa Palasciano e Yeva Sai, esce al cinema il 4 settembre distribuito da Adler Entertainment.

Il film, prodotto da Simone Isola e Giuseppe Lepore per Kimerafilm, in associazione con MFF, in collaborazione con Rai Cinema e Adler Entertainment, è un intenso viaggio emotivo guidato dalla poetica intima e realistica del regista, capace come sempre di esplorare con sensibilità e profondità le relazioni umane. Taxi Monamour, scritto da De Caro e Rosa Palasciano, è un film che celebra l’universo femminile, seguendo le vicende di due protagoniste alle prese con importanti sfide personali e sociali. Anna è in conflitto con se stessa e la propria famiglia e affronta in solitudine la sua malattia; Nadiya fugge da una guerra che la tiene lontana da casa.
L’incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà. Nel ruolo di Anna, Rosa Palasciano, già acclamata per il suo ruolo in Giulia, che le è valso una candidatura ai David di Donatello. Ad interpretare Nadiya è invece Yeva Sai, attrice ucraina tra le protagoniste della quarta e della quinta imminente stagione di Mare fuori.
Nel cast anche Valerio Di Benedetto, Ivan Castiglione, Matteo Quinzi, Taras Synyshyn, Halyna Havryliv e Laurentina Guidotti.

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Scena del film Taxi Monamour

La storia di Taxi Monamour raccontata dal regista Ciro De Caro

«Taxi Monamour – spiega Ciro De Caro – è un incontro tra solitudini. È il racconto di due solitudini che si incontrano. L’idea di due persone che arrivavano da due posti diversi del mondo e che, per una serie di coincidenze, a un certo punto si incontrano, mi fa impazzire. Tutti gli incastri di una vita che porta a sfiorarsi, a far nascere qualcosa oppure niente. Quello che volevo raccontare è qualcosa che può accadere ma che forse non accade

«Mi piace – prosegue De Caro – un cinema fatto di sottrazioni, di cose che non si dicono, che non si vedono, per dare più forza a quello che c’è sotto. È un ulteriore passo verso la mia idea di cinema, fatta di leggerezza e di cose non mostrate
Io continuo ogni volta a scoprire che tipo di cinema voglio fare. Dal punto di vista della scrittura, con Rosa abbiamo un approccio molto personale e un po’ folle, raccontiamo quello che ci piace.
Poi per fortuna è arrivato un produttore che ci ha aiutato a sviluppare una sceneggiatura che potesse arrivare a tutti. La mia idea era quella di poter rendere lo spettatore qualcuno che stesse lì in quel momento ad osservare quello che accade e anche io come regista ero lì ad osservare quello che accadeva. Il lavoro che faccio con gli attori, ma anche con la troupe e con il direttore della fotografia, è quello di mettere tutti nelle condizioni di poter arrivare a trovare una propria verità.
Nel cinema si cerca la perfezione di un momento ripetibile; quello che interessava a me era trovare la verità di un momento unico. Fai 25-30 ciak, poi al 26esimo ciak succede qualcosa e capisci che quello è il momento, quando gli attori reagiscono veramente a quello che accade e l’operatore trova magicamente quel qualcosa.
L’importante è stato non fermarsi perché quella battuta non doveva esserci, ma viversela e rendere quell’incontro tra le due attrici qualcosa di delicato, che avviene veramente o che non avviene mai. Non volevo che ci fosse un momento in cui sono diventate amiche; io non so qual è il momento in cui sono diventate amiche; volevo che fosse una cosa delicata e che ci arrivassero con il loro tempo, piano piano. Spero che l’incontro di questi due mondi risulti reale, perché era quello che volevo fare.»

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Scena del film Taxi Monamour

Le parole di Rosa Palasciano sulla nascita del progetto

Il film è stato scritto insieme a Rosa Palasciano. «La storia è un incontro tra due persone – racconta Rosa – che non hanno apparentemente niente in comune, ma hanno dei problemi che le portano a essere profonde e sole. Una cosa che le accomuna e le fa stare bene anche in silenzio.»
«Il percorso che ha portato alla nascita di Taxi monamour – continua Rosa – è iniziato due anni fa, poco dopo l’uscita di Giulia. Io e Ciro ci conoscevamo già da molti anni ma ci sopportavamo a distanza. Mi ha parlato di questa storia e ci è venuta la voglia di provare a farlo insieme. La prima cosa che ho detto a Ciro è che volevo entrare in punta di piedi in quello che era il suo percorso, perché lui ha un percorso indipendente, ha seguito progetti anche dal lato della produzione. Non volevo stravolgere il suo metodo di lavoro, la sua visione anche dal punto di vista registico. Essendo anche davanti alla macchina da presa
come Anna, la mia preoccupazione era di non riuscire a dividere i due momenti: quello di sceneggiatrice e quello di attrice. L’ho fatto perché mi sentivo pronta, ma mettere assieme i due piani è molto difficile

Scena del film Taxi Monamour

In conferenza stampa anche Nadiya, l’attrice ucraina Yeva Sai

«Mi sento molto fortunata per aver preso parte a questo progetto – dice Yeva – È molto difficile trovarti in un altro Paese, dopo che hai lasciato il tuo, la tua casa, la tua famiglia, e non sapere chi incontrerai. Sei come un bambino piccolo appena nato, perché non parli la lingua, non sai come funzionano le cose. Sono stata fortunata e sono molto grata alle persone che ho incontrato e che, come nel film, hanno compreso questo dolore, questa solitudine. Non siamo sempre pronti per affrontare cose così grandi.
In Ucraina la situazione è molto pesante, la guerra non sta finendo, non sappiamo quanto continuerà ancora, abbiamo ancora tantissimo bisogno di aiuto, di supporto, perché purtroppo ogni giorno la Russia bombarda diverse città, Kharkiv, Dnipro, Kiev, Nikolaev.
Ecco perché chiedo sempre a tutti di essere sensibili a questo tema, perché sappiamo tutti come funziona, che quando arriva una notizia così grande, all’inizio siamo molto coinvolti, ma poi diventa un’abitudine. Una cosa che accade sempre non interessa più così tanto; perdiamo la sensibilità