Quando la recitazione aiuta a ritrovare se stessi: il racconto di Tommaso Basili

Dopo una fase di confusione riguardo cosa voler essere nel proprio futuro, l'attore trova nella recitazione la sua vera dimensione. Tra gli ultimi progetti che lo includono come interprete vediamo i film "Here After (L'Aldilà)" e "La Dolce Villa"

Non tutti gli attori nascono sapendo fin dal giorno zero di voler dedicare la propria vita alla recitazione, e la carriera di Tommaso Basili ne è la lampante dimostrazione. Nato in Sardegna da padre marchigiano e madre italo-francese, per poi spostarsi tra Milano, la Francia, gli Stati Uniti e la Spagna, Basili consegue una laurea in Scienze della Comunicazione («con una buona dose di inconsapevolezza» ci racconta lui). Ancora ventenne, il giovane vive un momento di confusione; non sa cosa fare del suo futuro e nulla sembra appassionarlo veramente. In questa fase di incertezza, dove le domande sono molte più delle risposte, una costante non smette però di vivere nell’animo dell’attore: la passione per l’audiovisivo, interesse che coltiva fin da giovanissimo.

E destino vuole che, tra le diverse esperienze lavorative affrontate post laurea, Basili si imbattesse proprio in una casa di produzione che gestiva un canale televisivo. Qui ha l’opportunità di entrare in contatto con svariati personaggi dello spettacolo, rendendosi conto di come, dietro grandi mostri sacri, si celino sempre persone normalissime, con aspirazioni e fragilità. Cogliere il lato umano di talenti che inizialmente percepiva così lontani da lui, porta Basili a farsi coraggio e a buttarsi in un mondo tanto scintillante quanto insidioso: quello della recitazione, che, con il passare del tempo, sentirà essere la sua vera dimensione.

Da lì in poi, l’attore si vedrà coinvolto in diverse produzioni. È co-protagonista nella serie per Netflix USA Rise of Empires: Ottoman, dove interpreta l’imperatore Costantino Paleologo XI; si cala nei panni di Gianni Agnelli in Ferrari, film di Michael Mann con Adam Driver e Penelope Cruz. Tra i suoi progetti più recenti ricordiamo il thriller psicologico Here After (L’Aldilà) e La Dolce Villa, commedia con Violante Placido ambientata in Toscana.

Tommaso Basili
Tommaso Basili

«Il mondo creativo, soprattutto dell’audiovisivo, mi ha sempre molto intrigato»

Come si è svolto il tuo percorso di formazione per poi diventare attore?

Mi sono avvicinato al mondo della recitazione timidamente all’età di 30-31 anni, e solo più tardi, verso i 33-34, ho deciso definitivamente di intraprendere un percorso in questo settore. Da ragazzino sono sempre stato interessato a tutto ciò che riguarda il mondo del cinema, dell’audiovisivo e del teatro, soprattutto dal punto di vista della scenografia, della creazione di atmosfere.

Parlando della mia formazione più nello specifico, io sono laureato in Scienze della Comunicazione, un titolo che ho conseguito con poca consapevolezza direi, perché all’epoca, intorno ai vent’anni, mi sentivo completamente perso. Niente mi appassionava veramente. Il mondo creativo, soprattutto dell’audiovisivo, mi ha sempre molto intrigato, ecco perché, ad un certo punto, ho iniziato a lavorare per una casa di produzione che gestiva un canale televisivo. Lì ricordo di aver svolto una miriade di mansioni diverse, tra cui intrattenere gli ospiti televisivi – attori, personaggi di spettacolo ecc. – poco prima dell’entrata in scena. Mi sono trovato spesso a pranzare, cenare o a trascorrere una mezz’ora con molti di loro. Questo forse mi ha dato un po’ di coraggio: mi sono reso conto di come dietro questi grandi personaggi si celino persone normalissime.

Ripensando agli esordi della tua carriera, quale tra i progetti che ti hanno coinvolto come interprete ti è rimasto particolarmente nel cuore? Perché?

Senza dubbio ti direi la serie Netflix del 2019 Rise of Empires: Ottoman, una produzione americana girata in Turchia. È stata un’esperienza meravigliosa, allora mi ero appena accostato alla recitazione a livello professionale e mi era stata data un’occasione strabiliante. Lì mi sono calato nei panni del co-protagonista; per quanto fossi terrorizzato, ho imparato tantissimo. Il mondo della storia è uno stile narrativo che amo particolarmente.

Tommaso Basili
Tommaso Basili

Tommaso Basili: «Ogni produzione è importante, è terrificante ma allo stesso tempo ti arricchisce»

Di recente hai preso parte al cast del film Ferrari di Michael Mann interpretando il ruolo di Gianni Agnelli. Che esperienza è stata?

È stato surreale. Da un lato mi sono trovato dinnanzi a un mito reale, Michael Mann, un uomo che nel cinema ha fatto veramente tanto; dall’altro ho potuto scoprire il suo lato più umano.

Secondo me non esiste un solo modo di recitare. Ciascun progetto è un mondo a sé per cui tu ti distruggi, ti ricostruisci e riparti costantemente da zero. Ecco perché ogni produzione è importante, è terrificante ma allo stesso tempo ti arricchisce (e il film Ferrari non ha fatto eccezione).

Parlando della tua carriera ad oggi, sei tra i protagonisti del thriller psicologico Here After (L’Aldilà), diretto da Robert Salerno. Potresti parlarci brevemente del progetto e del tuo personaggio? Quali tratti lo contraddistinguono e che ruolo gioca al fine della narrazione messa in scena? Trovi delle somiglianze tra il personaggio e la tua persona reale?

Here After, L’aldilà è una sorta di ibrido tra un thriller psicologico e un horror. Il focus consiste nel tema della vita dopo la morte, in particolare ci si sofferma sulla storia di una madre e sulla sua relazione con la figlia. Io mi calo nei panni di Ben Romano, un cardiologo che, per tutta una serie di circostanze, diventa uno pseudo esperto in esperienze di premorte. Nel corso del film, il mio personaggio tiene colloqui di gruppo per aiutare diverse persone – che credono di essere andate al di là per poi tornare al di qua – a riassestarsi in questa loro nuova realtà. Ben Romano aiuterà la protagonista Claire, interpretata da Connie Britton, a sbrogliare una complessa matassa che ha a che fare con la figlia, vittima di un grave incidente motociclistico, prima considerata clinicamente morta e poi risvegliatasi.

Interpretare il ruolo di Ben Romano, sotto molti punti di vista, è stato per me piuttosto semplice. Nel corso della narrazione si è comportato come probabilmente mi comporterei io nella vita reale. Sono una persona molto empatica, mi piace aiutare gli altri e ascoltare; proprio per questo ho trovato Ben Romano un personaggio non troppo lontano da me.

Poi mi sento di aggiungere un ulteriore aspetto: Bob Salerno, il regista del film, è un uomo dotato di una grandissima empatia e di un rispetto profondissimo per gli attori. Ciò non ha fatto altro che creare un contesto di agio per tutti sul set. Senza dubbio, come accade in qualsiasi frangente di vita, mi sono confrontato anche con momenti di difficoltà; tuttavia nel lavoro di attore ogni progetto mi permette di imparare molto. Sul set, una volta ultimate le riprese che coinvolgono il mio personaggio, mi piace stare a guardare gli altri. Per me questo è un regalo, osservare i propri collegi all’opera può diventare una grande fonte di ispirazione.

Film Ferrari
Tommaso Basili nel film Ferrari, ph. Lorenzo Sisti

«La recitazione ti permette di sperimentare con la finzione cose che nella vita reale non potresti mai fare, e forse è proprio questo a rendere il mio lavoro tanto speciale e unico»

Ti vediamo nel cast di un nuovo film per Netflix intitolato La Dolce Villa. Ci anticiperesti qualcosa a riguardo?

La Dolce Villa è un film molto leggero che, come genere, si avvicina alla commedia. Siccome la commedia non rientra esattamente nelle mie corde, inizialmente avevo un po’ paura nel cimentarmici, ma credo (o meglio, spero – ride, ndr) che alla fine sia andato tutto bene. È stata una bellissima esperienza, recitare al fianco di Violante Placido e di tutto il cast in generale ha rappresentato per me un’ulteriore occasione di crescita. In particolare, di Violante mi ha colpito la profonda delicatezza; il regista Mark Waters, poi, è una persona squisita; oltre ad essere uno straordinario professionista è stato un grandissimo fan di tutto il cast.

Per quanto riguarda la trama, invece (senza spoilerare troppo) la narrazione de La Dolce Villa è ambientata in Toscana. Si racconta l’Italia in maniera molto divertente, si mettono in scena fenomeni come l’acquisto di case a un euro e il turismo straniero. E il resto lascio a voi scoprirlo.

C’è un ruolo in cui ti piacerebbe calarti in una prossima produzione o un genere nello specifico con cui vorresti confrontarti sul set?

Mi piacerebbe interpretare una persona perfida, lontana da quello che sono io realmente. Secondo me, calandomi per esempio nei panni di un gladiatore su un cavallo pronto a far piazza pulita in battaglia, mi divertirei tantissimo.

La recitazione ti permette di sperimentare con la finzione cose che nella vita reale non potresti mai fare, e forse è proprio questo a rendere il mio lavoro tanto speciale e unico.

Guardando al futuro, ci sono nuovi progetti all’orizzonte di cui potresti raccontarci?

Quest’estate ho finito di girare una serie dedicata ai santi, prodotta, coprodotta e narrata da Martin Scorsese. Le scene sono ambientate in Marocco, è una serie di otto capitoli, ciascuno pensato come un film a sé stante. Il mio, salvo cambiamenti in itinere, sarà un ruolo da co-protagonista, presumibilmente potrei essere il cattivo della narrazione. Girare in Marocco, con costumi stratosferici, è stato fantastico. Essere stato scelto da Martin Scorsese è per me un onore senza pari; cose del genere mi portano a pensare: “Forse sono davvero sulla strada giusta”.

Tommaso Basili
Tommaso Basili