C’è un momento in cui l’arte smette di essere solo performance e diventa una vera e propria ricerca interiore. È questo il percorso che Dennis, giovane cantautore e artista senza filtri, ha scelto di intraprendere. Dopo anni di successi e consensi, durante i quali ha incantato il pubblico con la sua musica nelle piazze di tutta Italia, Dennis ha deciso di spogliarsi di ogni sovrastruttura per tornare alle sue origini. Il suo ritorno non è solo un atto artistico, ma un invito a riscoprire la parte più vera di sé, quella che non ha paura di mostrarsi vulnerabile, autentica, e soprattutto senza limiti.
Non è più Deddy, il nome d’arte che lo aveva accompagnato nei suoi primi successi. Ora è semplicemente Dennis: un ragazzo che, a soli 22 anni, ha imparato a capire la musica come il suo vero divenire. Un ritorno che non si limita a un singolo, ma che segna l’inizio di una nuova consapevolezza artistica, dove ogni parola e ogni nota sono il riflesso di un percorso che lo hanno portato a confrontarsi con se stesso e con il suo pubblico.
Dennis non è mai stato un artista che si è posto dei limiti. La sua è la ricerca di un legame sincero con chi lo ascolta, un invito a vivere il presente senza paura di sbagliare, a ballare “nel deserto senza musica” e a fare a botte con la vita come fanno gli “hooligans”. Dennis non ha paura di essere diverso, di osare, e di raccontarsi senza filtri. E noi siamo pronti a seguirlo in questo nuovo capitolo, con la consapevolezza che l’autenticità è il suo vero linguaggio.

«Voglio lottare per un domani migliore, voglio stare meglio domani»
Parliamo del tuo nuovo singolo Hooligans, che ha un significato piuttosto profondo. Da dove nasce questa canzone e come ti è venuta l’ispirazione?
L’ho scritta circa un anno e mezzo fa, avevo 21 anni, ora ne ho 22, quindi è passato più di un anno. Hooligans è nata in un periodo in cui mi sentivo sopraffatto dai pensieri e dai dubbi sul mio futuro. La mia vita era già cambiata più volte: da barbiere a partecipante di Amici, e poi di nuovo a dover ricostruire qualcosa che pensavo di aver già ottenuto. Mi sentivo pieno di domande, sopraffatto dal presente e dal futuro. Questa canzone parla di questo: le strofe esprimono quelle sensazioni, mentre il ritornello è un grido di speranza. “Voglio ballare nel deserto senza musica, fare a botte con la vita come hooligans” significa proprio questo: voglio lottare per un domani migliore, voglio stare meglio domani.
Hai ottenuto grandi successi con quattro dischi di platino e un oro, e non ti sei mai fermato. Trovi sempre modi nuovi per presentare i tuoi brani. Per Hooligans hai scelto una modalità molto democratica. Perché?
Ho scelto di presentare la canzone direttamente alle persone che mi seguono. Ho organizzato un incontro a Torino alle 3 del pomeriggio, e si è presentata molta più gente di quanto ci aspettassimo. Ho voluto che il primo ascolto fosse speciale: con le cuffie, guardandoci negli occhi. Per me era importante che chi è venuto quel giorno avesse un’esperienza intima e diretta con la canzone.
«Hooligans rappresenta un passaggio importante nella mia crescita artistica. C’è più autobiografia nei miei testi ora»
Oggi molti artisti promuovono la loro musica quasi esclusivamente sui social. Tu invece hai scelto un approccio diverso. Come mai?
Non voglio essere ipocrita, i social sono fondamentali, ma volevo creare un legame più reale. I social ti permettono di stare vicino alle persone, ma c’è sempre uno schermo di mezzo. Dopo tanto tempo senza concerti, sentivo il bisogno di ristabilire un contatto fisico col pubblico.
Hai già portato la tua musica nelle piazze con esibizioni itineranti. Come collocheresti Hooligans rispetto ai tuoi brani precedenti? Quanto c’è di nuovo e quanto rimane del tuo stile distintivo?
Hooligans rappresenta un passaggio importante nella mia crescita artistica. C’è più autobiografia nei miei testi ora, più Dennis e meno Daddy. L’ho scritta una sera d’estate con la chitarra e quando ho trovato il ritornello ho pensato: Questo sono io!
Quali sono gli artisti che ti ispirano e con chi ti piacerebbe collaborare?
In Italia mi piacerebbe lavorare con Malika Ayane, Sayf e Nayt. Sono artisti con una grande introspezione nei testi, capaci di raccontare la realtà in modo autentico.
Dopo anni di carriera, qual è la consapevolezza più grande che hai acquisito?
Ho imparato tanto sulla musica, ma la cosa più importante è la consapevolezza di chi sono e di cosa voglio dire. All’inizio inseguivo un obiettivo, oggi inseguo la mia verità artistica.

«Mi piacerebbe scrivere un film, perché il cinema ti permette di raccontare una storia con più dettagli rispetto a una canzone»
Tre parole per descrivere te stesso oggi?
Permaloso, testardo, grande sognatore.
E se dovessi descrivere Hooligans con una sola parola?
Speranza.
Hai in programma un tour?
Entro il 2025 ci sarà un tour in Italia, ma ancora non abbiamo le date precise.
Che rapporto hai con la moda e l’arte?
Mi piace curare il mio stile, ma non sono un fanatico della moda. L’arte, invece, mi affascina tantissimo. Mi piacerebbe scrivere un film, perché il cinema ti permette di raccontare una storia con più dettagli rispetto a una canzone.
Quanto conta per te il giudizio del pubblico?
Tantissimo. Le critiche costruttive le ascolto, anche se all’inizio me la prendo. Se invece sono gratuite, cerco di lasciarle andare, ma non è sempre facile!