A Cortinametraggio anche Francesco Gheghi, da poco premiato a Venezia per la Migliore interpretazione maschile nella sezione Orizzonti per Familia, di Francesco Costabile.
Francesco Gheghi è a Cortinametraggio come attore, protagonista del corto Marcello – vincitore del Premio Acqua Minerale San Benedetto Mestieri del Cinema – e per il suo debutto alla regia con La Buona Condotta – già presentato alla Festa di Roma ad Alice nella Città – per il quale ha vinto il premio AERMEC per la Miglior Commedia.
«Ho realizzato questo corto come un omaggio a mio nonno» – racconta Francesco – «la persona che mi ha fatto più ridere nella mia vita. Il progetto è nato grazie a Stefano Cipani, il regista con il quale ho fatto Mio fratello rincorre i dinosauri. Abbiamo fatto una prima versione a casa sua, poi sono tornato a casa e ci ho lavorato per mesi»
«Avevo scritto questa storia da ragazzino, ma non avevo mai pensato di realizzarla. Poi Gianluca Granocchia (che lo ha diretto nel corto Mignolo, nda), il mio aiuto regista, mi ha convinto. Ho creato un moodboard, avviato un crowdfunding e, grazie ad amici e familiari, ho raccolto mille euro. Il mio corto è l’indipendente dell’indipendente, fatto con quattro carote e due zucchine. Abbiamo girato a casa di mio nonno, il catering lo ha fatto mio padre e tutte le persone coinvolte hanno lavorato gratuitamente per passione»
«Avevo questo forte desiderio di realizzarlo, soprattutto nel periodo in cui nonno iniziava a peggiorare. Inizialmente pensavo di farlo a casa mia, ma poi lui ha avuto bisogno di andare in ospedale e abbiamo usato la sua cucina. Abbiamo lavorato sodo per allestire tutto e poi per rimettere a posto, in modo che mio nonno potesse tornare a casa serenamente»

«Il cinema è una grande battaglia d’amore, ti deve piacere, perché se non ti piace non riusciamo a lottare fino in fondo»
E tuo nonno l’ha visto?
Sì. Mi sono sbrigato a montarlo perché lui stava male e volevo fare in tempo. Inizialmente ha detto che era stanco, poi dopo dieci minuti mi ha fatto chiamare da mia madre perché voleva vederlo. L’ha guardato mezzo addormentato, con un occhio chiuso, e alla fine mi guarda, fa una pausa e mi fa «Ah, Kubrick!». Gli ho detto: vedi che t’è piaciuto? e lui mi ha detto «Bravo, bello di nonno». È dedicato a lui. L’ha visto e questo per me è importante.
Come hai scelto il gruppo di lavoro?
Per me era fondamentale che chiunque leggesse il corto e scegliesse di partecipare lo facesse perché davvero appassionato alla storia. La prima domanda che facevo era: «Ti piace? Che ne pensi?» Se rispondevano positivamente, sapevo che avremmo potuto lavorare bene insieme. Il cinema è una grande battaglia d’amore, ti deve piacere, perché se non ti piace non riusciamo a lottare fino in fondo.

«Ho scritto la sceneggiatura pensando a lei nel ruolo della figlia, sapevo che era la persona giusta»
Nel cast di La buona condotta Licia Lanera, Danilo Giuva e Ludovica Cialchetti. Come è nata la collaborazione con loro?
Conosco Licia da anni e la stimo moltissimo. Avevo in mente un’idea precisa per questo progetto, con un padre come figura centrale. Poi ho visto La carabina a teatro, con Danilo protagonista, e ho capito subito che era perfetto per quel ruolo. Ho chiesto a entrambi, Licia e Danilo, di partecipare a questo corto insieme; anche perché sono entrambi pugliesi, lavorano insieme da vent’anni e c’era un’alchimia speciale tra loro.
Ludovica, invece, l’ho conosciuta durante i provini per Romeo e Giulietta. Non fu presa per il ruolo, ma rimasi colpito dalla sua bravura. Ho scritto la sceneggiatura pensando a lei nel ruolo della figlia, sapevo che era la persona giusta.
A Cortinametraggio arrivi anche come attore, protagonista del corto Marcello di Maurizio Lombardi…
La casting director mi conosceva e mi ha mandato la sceneggiatura. Sapevo che Maurizio stava facendo i provini, sono entrato a gamba tesa a casa sua e gli ho detto: Maurizio, questo corto lo voglio fare io, fammelo fare. Era indeciso, ma dopo alcune prove mi ha preso. Quando sono entrato in casa sua, ero Marcello.

«È stata un’esperienza…come una bolla che fluttua, bellissima e meravigliosa, ma che scoppia se provi a prenderla»
Nonostante Venezia, non ti fai problemi a girare cortometraggi…
No, per me la storia è sovrana. Se la storia è valida e mi coinvolge, la faccio, indipendentemente dalla forma.
Al Piccolo di Milano sei stato Romeo nel Romeo e Giulietta diretto da Martone. Com’è stato lavorare con lui?
Meraviglioso. Martone per me è il numero uno. Il teatro è stata un’esperienza particolare, quasi indescrivibile. Ogni sera era come vivere Il giorno della marmotta mescolato con Io, Robot. Un’esperienza unica. Ti posso raccontare tutti i ruoli che ho fatto, com’ero in quel momento, se lo rifarei. Ma qua è diverso. È stata un’esperienza…come una bolla che fluttua, bellissima e meravigliosa, ma che scoppia se provi a prenderla. Non riesco davvero a raccontarti cosa ho provato per 32 repliche.
Martone mi ha fatto anche un altro regalo: un ruolo nel film in uscita Fuori, con Valeria Golino, Matilda De Angelis ed Elodie. Interpreto una piccolissima parte, faccio un cameriere, però è stato meraviglioso. Mario per me è un maestro, lo adoro
Hai altri progetti nel cassetto?
Sì, ho diverse storie scritte, tra corti, lungometraggi e una serie. Ora devo capire come muovermi per realizzarli.

«Lo incontrai fuori. Ci siamo abbracciati e quello è un ricordo che porterò sempre con me.»
Che ricordi porti con te da Cortinametraggio?
È stata una delle esperienze più belle della mia vita. Un festival che ti godi al 100%, molto diverso da Venezia. A Venezia c’è un’atmosfera tipo Wolf of Wall Street, vivi in una bolla per due o tre giorni. A Cortina invece stai una settimana con i giurati, i registi, si crea una vera comunità tra i partecipanti, quasi come una gita scolastica. Con Michela Giraud ci conoscevamo perché avevamo fatto un film e mi ha invitato al Brancaccio per il suo spettacolo. Veronesi lo adoro: L’ultima ruota del carro è il film più bello che ci sia e mi fa piangere tutte le volte. Ci siamo confessati una stima reciproca e ci vedremo presto. Genovese è l’altro regista che spero che mi chiami per fare un provino: cercherò di dare il massimo.
Un ricordo di tuo nonno…
Durante Romeo e Giulietta stava male. Fece la cura una settimana prima per venire da Roma a Milano. Nel quarto atto, quando Romeo va in esilio, io esco. Lo incontrai fuori. Ci siamo abbracciati e quello è un ricordo che porterò sempre con me.