“Ma quale Gen Z?”, il racconto della nuova generazione

Un saggio che esplora la nuova generazione mettendone in luce i bisogni, i valori e le capacità relazionali. Il risultato è un ritratto autentico che riconosce la complessità della Gen Z

NEXT GEN ha incontrato Francesco Morace e Linda Gobbi, fondatori di Future Concept Lab, istituto di ricerca internazionale in cui l’osservazione dei comportamenti supporta la consulenza strategica per l’innovazione, e autori di Ma quale Gen Z? Attitudini, valori e comportamenti di una generazione che sfida i luoghi comuni, Egea, Milano 2025.

«La Gen Z viene spesso rappresentata come un gruppo omogeneo, mentre la nostra ricerca dimostra che si tratta di una generazione estremamente variegata»

Nel vostro saggio sostenete che la Gen Z non sia un blocco unico, ma una generazione complessa e articolata. Cosa vi ha spinto a voler superare i luoghi comuni su questa fascia d’età?

La Gen Z viene spesso rappresentata come un gruppo omogeneo, mentre la nostra ricerca dimostra che si tratta di una generazione estremamente variegata. Volevamo offrire una visione più articolata e documentata, che aiutasse a comprenderne la complessità e a riconoscerne le molteplici sfaccettature.

Avete suddiviso la Gen Z in quattro gruppi distinti: ExpoTeens 13-15 anni, ExperTeens 16-19 anni, CreActives 2024 anni e ProActives 25-29 anni. Qual è stato il criterio che vi ha guidato in questa classificazione?

La classificazione si basa su una ricerca originale condotta su quattromila giovani italiani, circa 1.000 per ognuna delle quattro fasce di età, e prende in considerazione: l’età, i valori, le attitudini e i comportamenti. Ogni gruppo riflette una fase evolutiva e un diverso modo di rapportarsi con il mondo, la tecnologia e la propria identità.

Gli ExpoTeens, i più giovani, sembrano vivere una forte tensione tra desiderio di visibilità e insicurezza. Quali sono le principali sfide che affrontano nella loro quotidianità digitale?

Immersi nei social media, gli ExpoTeens sentono un forte bisogno di visibilità e riconoscimento. Tuttavia, questa esposizione li espone anche a pressioni e insicurezze legate al giudizio altrui. Vivono una costante oscillazione tra entusiasmo e ansia, con i social che rappresentano sia una vetrina fondamentale sia una fonte di stress.

Gli ExperTeens iniziano a costruire la propria identità e autonomia: in che modo il rapporto con la famiglia e il contesto sociale influenza questa fase di transizione?

Gli ExperTeens iniziano a valorizzare competenze e talenti, spostando l’attenzione dalla pura immagine alla crescita personale. Sono meno dipendenti dal giudizio esterno, ma ancora legati alla famiglia, che continua a rappresentare un punto di riferimento importante, anche se iniziano a manifestare segni di autonomia.

I CreActives emergono come il cuore creativo e sperimentale della generazione. Quali sono le caratteristiche che li rendono così aperti al cambiamento e all’innovazione?

Sono caratterizzati da una forte apertura mentale, orientamento alla sostenibilità, attivismo e desiderio di esplorare nuovi stili di vita. Amano viaggiare, conoscere culture diverse e reinventarsi, sia nella vita personale sia in quella professionale. Sono cosmopoliti, appassionati e pronti a rischiare per innovare e lasciare un impatto positivo sul mondo.

«Abbiamo voluto “demolire” l’idea che la Gen Z sia una massa indistinta […] evidenziando invece una generazione ricca di identità, valori e modalità di relazione con il mondo»

I ProActives, invece, mostrano pragmatismo, progettualità e attenzione al life-work balance: come si rapportano con il mondo del lavoro e quali sono le loro priorità nella vita adulta?

I ProActives hanno già iniziato a costruire percorsi professionali e progetti di vita più stabili. Utilizzano la tecnologia in modo funzionale, puntando all’ottimizzazione di tempo e risorse. Sono attenti e iniziano a considerare prospettive come la famiglia e relazioni stabili, con una visione orientata alla realizzazione personale e professionale.

Nel libro sottolineate la passione per il viaggio come elemento comune a tutti i gruppi della Gen Z. In che senso il viaggio diventa metafora di crescita personale per questi giovani?

Per la Gen Z, il viaggio non è solo spostamento fisico, ma rappresenta una apertura mentale. Possiamo descriverli come “nuovi Marco Polo”, sempre pronti ad attraversare confini, non solo geografici, alla ricerca di connessioni autentiche e opportunità di crescita.

Quali sono gli stereotipi più diffusi sulla Gen Z che la vostra ricerca contribuisce a sfatare?

Abbiamo voluto “demolire” l’idea che la Gen Z sia una massa indistinta, passiva e omologata, evidenziando invece una generazione ricca di identità, valori e modalità di relazione con il mondo, dotata di grande adattabilità, creatività e resilienza, capace di essere protagonista del cambiamento sociale.

In che modo le aziende e anche le istituzioni potrebbero trarre vantaggio da una comprensione più profonda delle diverse anime della Gen Z?

Aziende e istituzioni potrebbero adattare meglio la propria offerta, la comunicazione e i servizi alle specificità dei vari gruppi. Solo così si possono intercettare i reali bisogni e le aspirazioni di questi giovani, rendendoli non solo consumatori, ma veri protagonisti e co-creatori del cambiamento.

Qual è il messaggio che desiderate lasciare ai lettori con il vostro Ma quale Gen Z? riguardo al futuro di questa generazione?

Superare le facili etichette e riconoscere la varietà e la complessità della Gen Z. Questa generazione è capace di adattarsi, innovare e guidare il cambiamento, ovviamente ciascuno secondo le proprie inclinazioni e valori. Solo accettando questa ricchezza, la società potrà davvero dialogare per costruire insieme il futuro.