Jeson, col brano “Vagabondo” il racconto dell’importanza di amare

Il cantautore romano torna sulla scena musicale con "Vagabondo", un brano che segna l'inizio di un nuovo percorso creativo

Jeson, nome d’arte di Daniele Fossatelli, classe ’98, è un giovane artista, cantautore e autore romano. La sua è una passione per la musica coltivata fin da piccolo, quando a soli tredici anni inizia a scrivere testi e poesie scoprendo le sonorità della musica black. Crescendo, l’incontro con il produttore MDM segna una svolta nella sua carriera e la nascita di un sound che mescola rap e R&B ispirati alla musica di artisti internazionali come 6lack, Anfa Rose, The Weeknd e Labirinth.

Nel 2021 entra ufficialmente nella scena musicale pubblicando prima il singolo Diario di Bordo, poi l’EP Fuori da un oblò esplorando il difficile periodo della pandemia attraverso la ricerca della propria identità. Nel 2023 firma con Epic Records/Sony Music Italy e lancia Il Mio Posto, un brano che segna l’inizio di una nuova fase musicale che trova la sua conferma nella collaborazione con Marco Mengoni come feat. dell’album Materia Prisma nel brano Lasciami indietro. Successivamente, escono i singoli HallelujahLa cura sbagliata e Perdonare te, che anticipano l’EP Solo un uomo uscito il 12 aprile 2024.

Jeson ritorna oggi con Vagabondo, un brano che segna l’inizio di un nuovo percorso, soprattutto a livello di scrittura. «[…] Io scrivo di immagini e momenti, racconto storie che parlano della gente, non solo di me e questa canzone ne è la prova,  […]. Con questo brano vorrei trasmettere a chi mi ascolta l’importanza di amare e di capire che ogni problema può essere risolto con la forza di volontà», ha spiegato l’artista.

Jeson

«[…] mi piacerebbe raggiungere, con l’esperienza, quel tratto distintivo che rende i miei lavori diversi da quelli degli altri»

Quando ti sei avvicinato alla musica black, e in che modo ha influenzato il tuo percorso artistico? 

Ho sempre avuto influenze appartenenti a quel mondo sonoro, mi piacciono le canzoni che raccontano di momenti e che lo fanno in modo nostalgico.

Sei stato ispirato da artisti internazionali come 6lack, Anfa Rose, The Weeknd e Labirinth. Come descriveresti questi cantanti e la loro musica?

Sono molto conosciuti, tranne uno che ho scoperto tanti anni fa e che sinceramente ora ho un po’ perso di vista. Per il resto, sono tutti grandi artisti, molto di loro li ho visti dal vivo e hanno lasciato sicuramente un segno dentro di me, c’è da dire però che io rimango fan delle canzoni e non degli artisti che le cantano, quindi vario molto. Le mie influenze col tempo sono cambiate.

Quali emozioni hai cercato di trasmettere pubblicando l’album Fuori da un oblò?

Nulla di preciso, era semplicemente un racconto di me stesso, sicuramente il messaggio che trasmetteva era il coraggio di trovare quella sicurezza in sé, perché ai tempi quello era il mio obiettivo.

Hai lavorato come autore per diversi artisti. Come pensi che cambi l’approccio alla scrittura a seconda che si scriva per se stessi piuttosto che per altri cantanti? 

Fare l’autore per altri mi ha arricchito, col tempo ho capito come rendere certi argomenti più concreti e ho portato questo metodo anche nella mia scrittura personale. Ci sono brani che ho scritto per me e che sono piaciuti anche ad interpreti. In linea di massima cerco sempre di seguire la canzone, mi piacerebbe raggiungere, con l’esperienza, quel tratto distintivo che rende i miei lavori diversi da quelli degli altri. Io sono fatto così in tutto quello che faccio: devo sentire di aggiungere qualcosa al panorama, sia come artista che, dietro le quinte, come autore.

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«[…] Descrivevo una versione di me alla ricerca di un posto nel mondo, ero un ragazzino con tante domande e poche risposte»

Parliamo del brano Il Mio Posto. A cosa ti sei ispirato e cosa rappresenta per te “il posto” descritto nella canzone?

Il mio posto è un brano che ho scritto molto tempo fa. Racconta un Daniele sicuramente diverso da quello di oggi. Descrivevo una versione di me alla ricerca di un posto nel mondo, ero un ragazzino con tante domande e poche risposte, non che oggi quello sia cambiato tanto, ma sicuramente ho lavorato su quelle che erano le mie insicurezze e mi sono aggrappato alle ambizioni che, in un modo o nell’altro, mi hanno sempre fatto raggiungere dei piccoli traguardi. Provo un forte senso di gratitudine nei miei confronti per tutti i passi che ho fatto.

Vorresti parlarci della tua collaborazione con Marco Mengoni, da cui è nato il brano Lasciami indietro? C’è un ricordo che ti lega a questa esperienza e che vorresti condividere?

Il ricordo più assurdo è stato leggere il messaggio di Marco dove mi chiedeva di cantarlo insieme. Mi cadde il telefono a terra. Lasciami indietro è un pezzo su cui abbiamo lavorato insieme, avevamo una nota in comune dove lui scriveva di getto quello che provava (era in un periodo molto intenso) e io estrapolavo le cose più interessanti per scriverci la canzone. È nato sicuramente un rapporto bello e sincero. Forse non ho mai realizzato di aver cantato con lui, forse va bene così, porto nel cuore questa bella esperienza e ci sarà sicuramente modo di rivederci in studio per scrivere. Un saluto a Marco.

Il brano Hallelujah si distingue per il suo carattere fortemente introspettivo. Qual è la storia di questo testo, e come hai lavorato per creare un’atmosfera così intima?

Hallelujah è un pezzo dalle sfumature molto particolari, c’è poca concretezza nel testo, è un viaggio introspettivo nella mia testa di quel periodo. L’intimità caratterizza i miei testi da sempre e in questo caso mi ha aiutato molto Mattia, con la produzione, a creare l’atmosfera giusta per valorizzare le parole.

La cura sbagliata è stata l’occasione per affrontare il delicato tema della salute mentale. Come nasce l’esigenza di aprirti a questo argomento con il tuo pubblico, condividendo la tua esperienza personale?

Non avevo l’esigenza di parlarne, andavo in terapia, c’era una persona pagata per ascoltarmi. Anche questa canzone l’ho scritta non pensando troppo al pubblico. Per me era normalità, e ho capito a posteriori che l’argomento non lo era poi così tanto. Sono contento comunque di aver fatto chiarezza su alcune cose, anche se non sono sicuramente un esperto, faccio riferimento solo a quello che provo.

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«Questa canzone segna l’inizio di un percorso nuovo, soprattutto per la scrittura: ho capito finalmente come voglio raccontare certe tematiche»

Attraverso il brano Perdonare te esplori le fragilità di una relazione, affrontando tematiche come la fedeltà, la fiducia e il perdono. Pensi che ci sia stata un’evoluzione della tua scrittura in relazione a queste tematiche?

Le tematiche variano a seconda di quello che scrivo, ma mai così tanto. Alla fine le relazioni fanno parte della vita e uno come me che la racconta non può ignorarle a costo di sembrare ridondante.

Il tuo nuovo brano si intitola Vagabondo. Descrivicelo con tre aggettivi. Pensi che esista una parola/verso che racchiuda il significato più profondo di questo brano?

Vagabondo lo descriverei così: Esasperazione, dolcezza e sensibilità. Racconta il costante bisogno di attenzioni attraverso la quotidianità di una coppia. È un testo ricco di immagini che derivano dalle mie esperienze, ma non solo. Questa canzone segna l’inizio di un percorso nuovo, soprattutto per la scrittura: ho capito finalmente come voglio raccontare certe tematiche… e di tempo ce n’è voluto. È un pezzo che non ho pensato per le radio o per i posizionamenti, volevo uscire con qualcosa di speciale, uno storytelling emozionante e intenso, e così è stato. Spero venga apprezzato perché sono veramente contento di aver scritto un brano così.

Progetti futuri che vorresti condividere?

Per il futuro ho intenzione di fare uscire altri singoli e cominciare a suonarli dal vivo. È tanto che non salgo su un palco, non vedo l’ora.