Non solo Art Basel. In Svizzera c’è un nuovo place to be per gli appassionati d’arte: NOMAD. Si definisce “the traveling showcase for contemporary art and collectible design”, perché, benché in inverno si svolga nella più glam delle località alpine, St. Moritz, in pochi anni ha visto edizioni itineranti a Monaco (nell’iconica Villa La Vigie, che fu di Karl Lagerfeld), a Venezia, a Capri e nel 2020 a Cannes, esattamente a Théoule-sur-Mer con un’esperienza virtuale nel leggendario Palais Bulles di Pierre Cardin. Il concept di questa fiera del futuro – in cui architettura, arte e design dialogano fra di loro – è stato ideato nel 2017 da Giorgio Pace e Nicolas Bellavance-Lecompte per offrire una dimensione molto più intima a un’audience selezionata, globe-trotter e quindi a sua volta nomade, che può beneficiare di incontri, talk e tour esclusivi. Nomade, del resto, è anche il pensiero creativo, quando diventa immaginazione visionaria che a partire dalla tradizione si protende verso il nuovo e l’inaspettato.

Ph credits Ivan Erofeev courtesy of NOMAD St. Moritz 2025
A NOMAD St. Moritz espositori di altissimo profilo
La 15ª edizione si è svolta dal 20 al 23 febbraio nell’ex Klinic Gut a St. Moritz e ha ospitato 45 espositori: 14 progetti speciali site specific e 31 gallerie, fra cui Sorry We’re Closed (Bruxelles), Brun Fine Arts (Milano, Londra e Firenze), David Gill (Londra), Nilufar (Milano) eRobilant+Voena (Londra, Milano, Parigi e New York), fra gli altri. La scelta della location di NOMAD non è mai casuale, anzi, è parte integrante dell’esperienza immersiva: il luogo storico prescelto per l’edizione appena conclusasi – una clinica legata alla reputazione di St. Moritz come destinazione terapeutica a partire dall’Ottocento, con stanze che furono un tempo sale operatorie – evoca quella rigenerazione della mente e dell’animo che solo la bellezza sa attuare e che mai come oggi è necessaria.

Ph credits Ivan Erofeev courtesy of NOMAD St. Moritz 2025
Il percorso immersivo di NOMAD
La galleria Sorry We’re Closed, che vanta una collezione di gioielli disegnati da Pablo Picasso, era presente con Fireplace, un’esposizione a due voci in collaborazione con la galleria parigina di Chahan Minassian. Non certo da meno lo stand di Lia Rumma con un’opera al neon di Joseph Kosuth, nonché artisti del calibro di Vanessa Beecroft, Giuliano Dal Molin, Donald Judd, William Kentridge, Domenico Antonio Mancini, Ugo Mulas, Michelangelo Pistoletto, Thomas Ruff, WaelShawky, Ettore Spalletti, Haim Steinbach e Gian Maria Tosatti.

Ph credits Ivan Erofeev courtesy of NOMAD St. Moritz 2025
La galleria Rossana Orlandi ha proposto uno showcase teatrale, in cui materiali, forme e luci erano sottilmente giustapposti in una narrazione basata sui contrasti materici e visivi. Texture, forme e luci mettevano in scena un gioco di contrappunti, che spaziava dal cemento brutalista al sofficevelluto, valorizzato dai lavori di vari creativi, fra cui Nacho Carbonell, noto per il suo approccio scultureo e sperimentale alla luce.

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Dalla luce all’oscurità: oltre ad opere di Alexander Calder, Victor Vasarely, Joan Miró, David Tremlett, Bruno Munari ed Ettore Sottsass, la galleria Antonio Verolino ha esposto una creazione artigianale di Arthur Duff, parte del ciclo “Black Stars”, un cielo immaginifico di nodi fatti a mano per rappresentare le stelle e dare materia alla luce, ispirato agli astri denominati “The Messier Catalog” dall’astronomo Charles Messier nel XVIII secolo. Esposta per la prima volta alla mostra Temi & Variazioni, Scrittura e Spazio alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia nel 2011-2012 e successivamente alla mostra Proportio a Palazzo Fortuny nel 2015, questa trama onirica di punti stellari – incontro fra microcosmo e macrocosmo – appare quasi una celebrazione dell’oscurità come assorbimento della luce. Sembra dare concretezza al potente ossimoro “darkness visible”, che il poeta John Milton ideò per il suo Paradise Lost.


Ph credits Ivan Erofeev courtesy of NOMAD St. Moritz 2025
La galleria Luisa Delle Piane – oltre ad opere di Ettore Sottsass e Alessandro Mendini intese come omaggio al design dei maestri – ha portato a NOMAD la scultura Where is my mind? di Giovanni De Francesco, posizionata su un piccolo balcone con vista: un invito a vedere sempre le cose con un punto di vista alternativo.
Infine, nel contesto dell’evento, all’Hotel Waldhaus Nilufar ha presentato Frosted Mirror Syriacus, un’installazione site-specific dell’artista e designer italiano Christian Pellizzari: un sogno di vetro e di luce popolato da creature mutanti, quasi appartenenti a una moderna mitologia, una poetica fusione di flora e di fauna per riflettere sulla fragilità dell’ecosistema e sulla bellezza resiliente di una natura costretta sempre più ad adattarsi al cambiamento climatico.

Ph credits Tinko Czetwertynski courtesy of NOMAD St. Moritz 2025