Tra fragilità e determinazione, il talento di Tommaso Donadoni

Dalla passione per il cinema al primo ruolo da protagonista, fino alla serie "Adorazione". La recitazione? Un viaggio alla scoperta di se stessi e dei personaggi che interpretiamo

Una talento in rapida crescita, dal suo esordio in Vivere non è un gioco da ragazzi alla nuova serie young adult Adorazione, fino alla seconda stagione di Blocco 181. Questi i ruoli in cui abbiamo visto Tommaso Donadoni, che ha oggi ben chiaro il suo percorso nel cinema, una passione oggi divenuta realtà.

«Fare l’attore è qualcosa che è sempre stato nella mia testa»

Quando è nata la tua passione per il cinema? 

La mia passione per il cinema nasce tardi. Non nasco in una famiglia di cinefili, il cinema non era un’arte trattata, abbiamo sempre parlato di molte cose ma non di cinema. Detto ciò, appena ho avuto modo di toccare con mano o di osservare da lontano quest’arte, ne sono rimasto folgorato. Fare l’attore è qualcosa che è sempre stato nella mia testa, ma avvicinandomi a questa realtà mi sono reso conto che essere un attore è la punta dell’iceberg di qualcosa di immenso e magnifico che è appunto il cinema, un ecosistema dove tutto deve funzionare, una macchina dei giochi con un unico fine e con tanti ruoli diversi.  

Tommaso Donadoni
Total look Moschino, Socks Maria La Rosa

Quale è stato il tuo primo provino?

Il mio primo provino fu per Vivere non è un gioco da ragazzi. Feci il provino per il ruolo del protagonista, Lele, un ruolo che venne poi affidato a un attore magnifico, Riccardo De Rinaldis, un uomo a cui sono molto legato e che mi ha insegnato un sacco di cose. Nella serie io ho interpretato  Mirko Masi sotto la regia spettacolare di Ronaldo Ravello.

Tommaso Donadoni
Total look Vivienne Westwood, Tie Stylist’s Archive

«Tutte le persone che ho conosciuto e che frequento quando ne ho occasione mi aiutano, mi cambiano la prospettiva»

Quali tra personaggi e attori ti hanno aiutato in questo percorso nella recitazione? 

Gli attori che mi hanno aiutato sono stati tanti, ma tutte le persone che ho conosciuto e che frequento quando ne ho occasione mi aiutano, mi cambiano la prospettiva, le loro parole sono vita, e questo accade tutti i giorni anche da parte di chi non fa l’attore.Ho tanti modelli che guardo sul grande schermo e potrei fare una lista infinita. Tra questi c’è sicuramente Vinicio Marchioni, ho seguito una sua masterclass e poi ho avuto la fortuna e il piacere di accompagnarlo alla presentazione del suo romanzo. Le sue parole mi sono servite, sono penetrate e mi hanno aiutato a vedere binari e strade diverse da poter seguire nell’approccio a un personaggio. Abbiamo lavorato insieme per un personaggio specifico, ed è stato estremamente formativo.

Tommaso Donadoni
Jacket & pants GCDS, Shirt & tie Stylist’s Archive

«I social sono uno strumento bellissimo per me, al contempo possono diventare tremendamente tossici se vissuti dalla parte sbagliata»

Prima del tuo debutto al cinema hai seguito un percorso come creator, quanto ti è servita quell’esperienza? 

I social sono uno strumento bellissimo per me, al contempo possono diventare tremendamente tossici se vissuti dalla parte sbagliata. Io mi ci sono affacciato molto giovane, forse troppo (avevo 15 anni), in modo improvviso e drastico. Oggi tento di averci un rapporto più distaccato che  mi consente  una prospettiva diversa e più sana, facendomi  prendere misure che quando sei piccolo non puoi considerare, poiché privo di parametri e strumenti per poterlo fare.

Il tuo primo ruolo da protagonista e debutto è stato in Vivere non è un gioco da ragazzi, adattamento di un noto romanzo. Il personaggio che interpreti è fragile e introverso. Come hai lavorato per entrare nel ruolo? 

Il mio ruolo era Mirko Masi, un ragazzo fragile e introverso, vittima dei suoi complessi, vittima di sé stesso e che cercava una via di fuga nella droga. Quest’esperienza è stata determinante perché Rolando Ravello, il regista, mi ha sostanzialmente cambiato la vita. Ricordo come fosse ieri, eravamo in un parco a Roma quel giorno, lui mi fece dei complimenti con bellissime parole che preferisco tenere “mie” …e mi disse di cercare un’agenzia al più presto. Io, conoscendomi, non l’avrei mai cercata perché non ero in grado, ma lui azzerò i tempi e mi mise in contatto con l’agente Moira Mazzantini, fondatrice dell’agenzia di artisti TNA. Ero totalmente ignaro di questo mondo, e ricordo che mi presentai davanti alla loro sede con una certa diffidenza dovuta alla mia ignoranza in merito a una realtà completamente nuova. Lì ho conosciuto Moira Mazzantini e Marta Avenia, l’agente che mi segue personalmente. Marta oggi è una persona che fortunatamente fa parte della mia vita, e non potevo capitare tra braccia migliori perché in questi ultimi anni mi ha dato tanto sia a livello lavorativo sia indirettamente a livello umano. A loro tengo particolarmente, e grazie a loro sono arrivate tante altre cose belle, per me molto grandi e di cui sono immensamente grato.

Tommaso Donadoni
Coat Etro, Tank top Pence

E’ appena uscita la serie Adorazione in cui sei uno dei protagonisti con un ruolo giocato sul conflitto tra l’essere e il dover essere. Come è stata questa esperienza in un cast tutto di giovani? 

Adorazione è stata un’esperienza molto divertente, piena di ritmo, di belle emozioni. Mi ha fatto toccare un modo di recitare che pensavo neanche esistesse. Il regista Stefano Mordini aveva questa cura maniacale sul set di non far sporcare la nostra intenzione con nessun pensiero, se non quelli necessari per la scena e per la frequenza che lui voleva toccare. E questo ci permetteva di muoverci nello spazio come volevamo e di avere un’unione con il personaggio più pulita, che nella dinamica con la macchina da presa è raro trovare perché ci sono tempi e posizioni da rispettare. Stefano aveva la necessità che fosse la macchina a rispettare quello che lui voleva creare tramite noi, e questa è stata la cosa più viva che abbia mai fatto nella mia vita.

Tommaso Donadoni
Total look Moncler

«Quando c’è l’errore si vede in modo netto nel personaggio, e questa cosa la trascina, si riflette nella sua vita, tanto da non concedergli sfumature non previste»

Come hai preparato questo personaggio che vediamo evolvere nelle puntate in modo sempre più forte perché nasconde a se stesso la sua realtà?

La mia preparazione sul personaggio che interpreto, Enrico, parte dallo sport che pratica, il canottaggio. E’ uno sport freddo, rigido, uno sport che non ha margine di errore. Quando c’è l’errore si vede in modo netto nel personaggio, e questa cosa la trascina, si riflette nella sua vita, tanto da non concedergli sfumature non previste, né da parte sua né da parte di qualcun altro. Enrico è molto attento, molto coordinato, proprio come il canottaggio per quello che il paragone richiede: una coordinazione tra arti superiori e arti inferiori molto importante, essenziale e lui ha bisogno di questo anche nella vita. Il processo per arrivare alla fine di Enrico è stato graduale e assistito oltre che da Stefano Mordini, da Barbara Chiesa che è una grande attrice e professionista che mi ha dato una mano ad unire tanti puntini e tante sovrastrutture intellettuali che avevo sparse e che non trovavano una forma. Abbiamo contenuto e abbiamo lasciato quando era opportuno, poi ovviamente riguardando vedo migliorie che personalmente avrei potuto fare e imperfezioni, però sono fiducioso.

«Ho un necessario bisogno della mia famiglia, dei miei amici, anche della mia città»

Quando non lavori, che passioni hai? quali sono i posti del cuore dove riesci a ricaricarti?

Quando non lavoro cerco di stare a casa, ho un necessario bisogno della mia famiglia, dei miei amici, anche della mia città che al momento sento lontana. Roma è una città grandissima, paradossalmente anche chiusa in sé stessa dalla troppa grandezza. Alla fine ti ritrovi a vivere la vita di quartiere. Per me è catartico ritrovare parti di me stesso che avevo dimenticato e che chi mi conosce da sempre mi ricorda costantemente. Ora avrei bisogno di un posto dove la grandezza della natura sia tale da sovrastare tutti i pensieri. Vorrei andare in Indonesia, in Thailandia oppure in montagna, ancora non lo so.

Tommaso Donadoni
Total look Moncler

Quali altri progetti hai in preparazione?

Attualmente sto girando Che Dio ci Aiuti 8, abbiamo iniziato le riprese a luglio e finiremo a febbraio, e sto imparando molto sul set. Ci sono diversi progetti in cui mi vedrete nel prossimo futuro ma che non posso ancora svelare.

Tommaso Donadoni
Total look Dolce & Gabbana

Credits

Photographer Alessandro Treves

Stylist Simone Folli

Fashion Film Directors Vasta Film

Grooming Cotril

Photographer assistant Jacopo Gentilini

Stylist assistants Nadia Mistri, Miriam Capelli, Francesco Pontecorvo & Asia Nanti