Originaria di Bari ma adottiva di Roma, città nella quale si è trasferita per intraprendere la strada della recitazione, Alice Azzariti è una giovane attrice di talento, introversa e sognatrice. A spingerla fin da piccola verso il mondo del cinema è stata la nonna, una donna che è stata sempre capace di vedere il bello anche nelle situazioni più difficili, diventando per lei un esempio di forza e resilienza. Una passione per la recitazione scoperta in tenera età ma coltivata fin dai tempi del liceo, perché, come ha spiegato, in questo mestiere chi vuole puntare al successo deve farlo con intelligenza, investendo sulla propria formazione e conoscenza.
La sua carriera da attrice inizia all’età di tredici anni, interpretando il ruolo di Sabrina nel film La Guerra dei cafoni, regia di Davide Berlotti e Lorenzo Conte. Sono poi arrivati negli anni altri ruoli importanti, sia al cinema che nelle serie tv, vedi Il Metodo Fenoglio, regia di Alessandro Casale, e Imma Tataranni – Sostituto procuratore, regia di Francesco Amato. A questi si aggiungono anche diverse esperienze teatrali, una fra tutte Tre sorelle di Anton Cechov a cura di F. Gili, M. Benvenuto e A. Iannace.
Domenica 23 febbraio 2025 torna su Rai1 la quarta stagione della serie Imma Tataranni – Sostituto procuratore, che vede Alice Azzariti vestire i panni della figlia della protagonista. «Valentina ha un bel caratterino, sicuramente degna dei suoi genitori. […] Il mio personaggio non è più una ragazzina, un po’ come me», ha raccontato Alice nel corso della nostra intervista.

«È bello divertirsi nella finzione, […] ma ci sono situazioni che ti riportano sempre ed inevitabilmente alla tua dimensione personale»
Hai lavorato nel mondo delle Fiction, Cinema e Teatro. Come ognuno di questi ambienti ha plasmato la tua carriera di giovane attrice?
Il cinema sicuramente è il mio primo grande amore, proprio perché mi ritengo una grande appassionata non solo per quanto riguarda la dimensione attoriale, ho un debole anche per tutti i reparti, in particolare modo per la fotografia cinematografica. La fiction la posso associare ai miei due lavori inerenti, ossia Il metodo Fenoglio e Imma Tataranni. Il discorso è diverso perché hai più tempo a disposizione per giocare con il tuo personaggio e per quanto concerne il discorso di continuità della storia. Il teatro è un amore nuovo, scoperto da un anno, mi ha dato la possibilità di sperimentare e divertirmi su tante sfaccettature di questo meraviglioso mestiere.
Hai dichiarato che «Recitare è riportare aspetti della realtà». Ci sono stati dei ruoli in cui hai sentito di poter portare la tua esperienza personale?
Più che ruoli mi avvicino a me stessa in alcune situazioni, attimi ecco. Ricordo che durante una scena molto delicata nella quale dovevo commuovermi, fissavo le mani di mia nonna nella fiction, mi ricordavano molto quelle della mia nonna reale che in quel momento stavo perdendo per via dell’Alzheimer. È bello divertirsi nella finzione, vestirsi con abiti diversi e interpretare qualcosa di distante, ma ci sono situazioni che ti riportano sempre ed inevitabilmente alla tua dimensione personale. Sono quelli i momenti da tenere stretti e gelosamente nel cuore.

«Romanticizzo un po’ la vita, quindi mi piace sentirmi dentro ad un film nel quale non recito ma capitano solo tante cose»
Ti capita mai di recitare anche nella vita di tutti i giorni, indossando una maschera?
Romanticizzo un po’ la vita, quindi mi piace sentirmi dentro ad un film nel quale non recito ma capitano solo tante cose. Quindi se da una parte potrei essere mille personaggi diversi nell’arco di una giornata, il mio essere estremamente sensibile ed empatica non aiuterebbe nell’’indossare maschere.
Quale conquista, sia personale che professionale, che ti ha fatto sentire orgogliosa?
Sono molto soddisfatta di quanto il prodotto di Imma piaccia al pubblico, so che è una grande soddisfazione per il cast, la troupe, il regista Francesco Amato e per me. Poi sono felice di avere una famiglia che ha sempre creduto nei miei sogni e mi ha sempre supportata, il che non è assolutamente banale.

«[…] È bello cambiare e notare come il tempo passi così velocemente, vedere l’evoluzione di se stessi e di un personaggio»
Parliamo della serie Imma Tataranni – Sostituto procuratore. Come descriveresti il tuo personaggio e la sua evoluzione nel tempo?
Valentina ha un bel caratterino, sicuramente degna dei suoi genitori. È anche una ragazza molto dolce, nel tempo ha vissuto battibecchi con la madre durante i quali andava sempre a rifugiarsi dal suo amato papà. Il mio personaggio non è più una ragazzina, un po’ come me, nel tempo ha sviluppato un grande senso analitico e una capacità di osservazione molto interessante.
Come è stato crescere insieme al tuo personaggio, essendo entrambe molto giovani?
È stato sicuramente molto emozionante, proprio perché nella prima stagione avevo 17 anni e adesso ne ho 23. È bello cambiare e notare come il tempo passi così velocemente, vedere l’evoluzione di se stessi e di un personaggio distante ma che al tempo stesso si sente comunque molto vicino.

«Faccio vari provini, sono a Roma, ho il teatro (l’Argot) e i miei mille stimoli che cerco di cogliere giornalmente per nutrire me stessa»
Quale è stato l’insegnamento più importante appreso sul set da Vanessa Scalera?
Vane è meravigliosa, è sempre bello vedere il suo approccio alle scene e sicuramente la cosa che più mi resterà in testa è proprio la concentrazione sempre presente. Vedere lei e Massimiliano Gallo recitare è un vero onore oltre che una grande scuola, sono due grandissimi attori che stimo immensamente.
Pensando invece al tuo futuro, quali sono i tuoi progetti?
Faccio vari provini, sono a Roma, ho il teatro (l’Argot) e i miei mille stimoli che cerco di cogliere giornalmente per nutrire me stessa. Spero in belle novità.