La moda uomo riparte da Pitti Uomo: il contemporary tailoring di SETCHU

Per la prima volta Il marchio fondato da Satoshi Kuwata ha debuttato in passerella al Pitti Uomo 107 presentando la sua collezione con il suo primo fashion show all’interno della Biblioteca Nazionale di Firenze

Il fashion month è ripartito da Pitti Uomo 107 che si è chiuso registrando quasi 13.300 compratori di cui circa 5.000 dai mercati esteri. L’edizione ha visto partecipare circa 20.000 visitatori: un segnale positivo, anche al di là dei numeri, che si è respirato tra i padiglioni dove era percepibile il clima di entusiasmo, nonostante il momento economico non facile.

Pitti Uomo 107
Pitti Uomo 107

«Avevamo bisogno di una partenza così – commenta Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine – per uscire da un clima di attesa e di incertezza. La grande parte del merito va, inutile dirlo, agli espositori: primo perché hanno rinnovato la fiducia e l’investimento nel salone; secondo perché hanno portato collezioni di grande qualità produttiva, di ricerca stilistica e con tanti elementi di innovazione». Il tema di quest’anno che si declina nell’allestimento della Fortezza da Basso è stato FIRE, il fuoco, simbolo di energia, trasformazione e rinascita, che invade l’intera manifestazione, dalle installazioni al concept visivo. Una metafora che vuole evidenziare il potere generativo della moda, capace di distruggere e reinventarsi continuamente. E non a caso a Pitti Uomo si può davvero cogliere una visione completa del menswear, dal classico senza tempo alle rivisitazioni e sperimentazioni con il mondo tecnico, l’outdoor e la moda streetwear. Conclude Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine«In giro per i padiglioni e i corridoi ho raccolto molta soddisfazione tra gli espositori sia per la quantità e qualità dei buyer, sia per la fisionomia del salone stesso, come piattaforma globale per gli scambi e canale insostituibile di comunicazione, soprattutto nella fase centrale della stagione di vendite. E mi piace rimarcare il fatto che in tanti si siano espressi in termini di sistema e non solo di singola azienda. C’è un sentimento di solidarietà che raramente ho sentito così forte».

IL TAILORING CONTEPORANEO DI SETCHU ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE

Il marchio, fondato da Satoshi Kuwata, fonde perfettamente l’artigianalità del Made in Italy, il meglio del tailoring inglese e la cultura nipponica con un approccio slow fashion; il designer incarna i valori di Pitti Uomo: la ricerca e la qualità altissima dei materiali, le tecniche artigianali riviste con un’estetica contemporanea. Un concetto che parte dal nome stesso del brand, mutuato dall’espressione giapponese Wayo Setchu, usata per esprimere il compromesso tra la cultura nipponica e quella occidentale.

Satoshi Kuwata, foto del backstage Setchu
Satoshi Kuwata, foto del backstage di Setchu, credits Astra Marina Cabras

Per la prima volta Setchu ha debuttato in passerella al Pitti Uomo 107 presentando la sua collezione con il suo primo fashion show all’interno della Biblioteca Nazionale di Firenze, un luogo evocativo con i suoi arredi originali per fermarsi a riflettere e approfondire, al di là dell’informazione digitale. L’ispirazione per le sue collezioni partono da concetto del “ridurre” per arrivare all’essenza attraverso l’uso di forme, pieghe e trasformazioni che sfidano le convenzioni del guardaroba maschile e femminile. La collezione è nata da un semplice quadrato di carta, una base che rappresenta la filosofia di Setchu: partire da un elemento semplice e tradurre questa forma in un linguaggio complesso e dinamico. Piegato più volte in differenti direzioni, il quadrato diventa il simbolo della transizione dalla bidimensionalità alla tridimensionalità.

Setchu, foto del backstage della sfilata
Setchu, foto del backstage della sfilata di Setchu, credits Astra Marina Cabras

E così come il quadrato bianco anche gli abiti si trasformano e si adattano a più interpretazioni. Ad esempio, le giacche sahariane e i cappotti possono essere accorciati, le camicie e i blazer si allungano e si sviluppano in pannelli quadrati, e le code di un frac possono essere infilate all’interno, offrendo diverse possibilità di indossare ogni singolo capo. Il designer si è formato presso gli atelier di Huntsman e Davies & Sons (la più antica sartoria di Savile Row) dimostrando la sua abilità nella modellistica cui si unisce l’ossessione giapponese per le plissettature. Proprio la fusione tra Oriente e Occidente è al centro della collezione, dove la sartorialità tradizionale occidentale si mescola con la funzionalità giapponese.

Per questo show, lavorando instancabilmente visti i tempi stretti di produzione, il designer ha scelto di includere tre pezzi bespoke, realizzati da Davies & Sons. Un tight, un blazer doppiopetto blu con bottoni dorati e un frac, tutti reinterpretati con le pieghe origami tipiche di Setchu, sono stati presentati come simboli di questo incontro di mondi. Dopo lo show, la presentazione è proseguita con l’esposizione dei numerosi oggetti che compongono l’universo Setchu per un’ulteriore esperienza immersiva nel mondo del designer.

Satoshi Kuwata, fondatore del brand Setchu, credits Giovanni Giannoni

Immagine in evidenza: credits Giovanni Giannoni