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JordanLuca: matrimonio o moda? Quando la spettacolarizzazione offusca la passerella

La sfilata Autunno Inverno 2025-26, culminata con il matrimonio dei due stilisti, apre una riflessione critica sulla direzione intrapresa da molte presentazioni di moda contemporanea, sollevando interrogativi sul confine tra spettacolarizzazione e contenuto creativo

La sfilata Autunno Inverno 2025-26 di JordanLuca, culminata con il matrimonio dei due stilisti, apre una riflessione critica sulla direzione intrapresa da molte presentazioni di moda contemporanea. L’evento è senza dubbio stato emotivo e coinvolgente, ma solleva interrogativi sul confine sempre più labile tra spettacolarizzazione e contenuto creativo.

Moda e spettacolo, un equilibrio sempre più fragile

Che la moda debba dialogare con la realtà e il sentimento umano è una premessa accettata e, in molti casi, auspicabile. Tuttavia, quando l’elemento spettacolare sovrasta la narrazione sartoriale, il rischio è che l’attenzione si sposti irrimediabilmente dall’oggetto centrale – la collezione – a un gesto che, per quanto sincero, si impone come attrazione principale. Un gesto che, in questo caso, era stato preannunciato in modo accurato: agli ospiti della sfilata è stato inviato un invito corredato da un elegante pacchetto di fazzoletti personalizzati, quasi a voler anticipare che la passerella si sarebbe trasformata in un momento di commozione collettiva. Un dettaglio che, seppur originale, sottolinea come l’enfasi fosse già da principio più sull’evento spettacolare che sulla collezione stessa.

Jordan Bowen e Luca Marchetto. Foto Courtesy Press Office
Jordan Bowen e Luca Marchetto. Foto Courtesy Press Office

La collezione JordanLuca Autunno Inverno 2025-26, tra riferimenti affettivi e artigianato innovativo

La collezione, pensata come un omaggio ai ricordi e agli affetti, presentava elementi iconici del guardaroba britannico, reinterpretati con un tocco di modernità: dal trench con doppia cintura ai pantaloni classici arricchiti da zip decorative, fino ai montgomery e ai completi dal taglio sartoriale. La tecnica di ricamo innovativa, priva di fili, ha aggiunto un ulteriore strato di interesse artigianale. La passerella è stata calcata non solo da modelli, ma anche da amici e parenti dei due designer, inclusi i loro genitori, a sottolineare il tema intimo e personale della collezione.

Eppure, nonostante la qualità sartoriale e il forte legame affettivo, i capi rischiavano di essere relegati a un ruolo marginale rispetto all’evento culminante: il matrimonio.

Quando il messaggio si perde nella performance

Negli ultimi anni, le sfilate sono sempre più spesso concepite come performance totali, dove la moda viene sovraccaricata di significati esterni: atti politici, messaggi sociali, e ora persino cerimonie personali. In questo processo, però, la moda rischia di smarrire il suo linguaggio specifico, quello dei tagli, delle silhouette, dei materiali, delle tecniche artigianali. Non è una questione di nostalgia per una visione purista della passerella, ma di preservare l’autonomia del discorso estetico in un contesto che sembra privilegiare l’impatto emotivo e mediatico rispetto alla profondità creativa.

Nella sfilata di JordanLuca, la collezione, per quanto densa di riferimenti affettivi e tecniche sartoriali, si è trovata inevitabilmente in secondo piano rispetto al clou narrativo: il matrimonio. Questa scelta ha in qualche modo trasformato la passerella in un palcoscenico privato, e i vestiti – che avrebbero dovuto essere il mezzo per esprimere il concetto d’amore – sono diventati un contorno, accessori di una storia personale che non tutti, necessariamente, erano lì per ascoltare.

Jordan Bowen e Luca Marchetto. Foto Courtesy Press Office
Jordan Bowen e Luca Marchetto. Foto Courtesy Press Office

Quale futuro per la moda?

Il problema non è il gesto in sé, ma ciò che esso implica per il futuro della moda come disciplina creativa. Una sfilata deve emozionare, certo, ma deve farlo attraverso i vestiti, non nonostante essi. Quando il messaggio si sposta su piani esterni – il matrimonio, la celebrazione dell’intimo – ciò che dovrebbe essere centrale viene relegato a pretesto.

Questo episodio ci invita a riflettere sul rischio che la moda, nell’affannosa ricerca di essere tutto (spettacolo, politica, performance, confessione), finisca per smettere di essere se stessa. Forse la vera sfida oggi è resistere alla tentazione del “più grande, più emozionante, più personale” e tornare a credere che una sfilata possa parlare forte e chiaro senza bisogno di colpi di scena. L’abito, dopotutto, è già una storia: spetta agli stilisti decidere se lasciarlo raccontare o se sovrastarlo con una narrazione che, pur catturando l’attenzione, rischia di farci dimenticare ciò che conta davvero.